VOCE
CRONACA
30.10.2025 - 20:30
 
									Il traffico di stupefacenti è sempre più su smartphone e app: basta seguire canali e link per arrivare a venditori che mostrano cataloghi, foto “di qualità”, prezzi e persino recensioni a quattro stelle. Lo racconta un’inchiesta che si è infiltrata dentro canali Telegram dedicati alla vendita di marijuana, hashish e cocaina, dove la procedura per accedere al mercato è studiata per restare nascosta: catene di canali-filtro, link che rimandano ad altre chat private e infine l’incontro con il venditore.
Il meccanismo ricorda un e-commerce illegale: listini chiari (la cocaina “colombiana” viene offerta a pacchetto: 3 g a 180 €, 5 g a 240 €), promozioni “più compri meno paghi”, spedizione gratuita e quattro metodi di pagamento pensati per conservare l’anonimato: Bitcoin, bonifico tramite Iban fornito dagli amministratori, trasferimenti tramite intermediari (es. tabaccai con conti “farlocchi”) e perfino PayPal usando la voce “amici e familiari”. Per ogni prodotto c’è un canale di feedback dove gli acquirenti lasciano valutazioni entusiastiche: «Consegna in due giorni, plug gentile, prodotto top — cinque stelle».
Le indagini giudiziarie confermano che non si tratta di episodi isolati. Procure italiane hanno già emesso misure cautelari contro reti che sfruttavano Telegram per vendere hashish e marijuana, con organizzazioni accusate di associazione a delinquere finalizzata al traffico. In Sicilia come in Umbria emergono sistemi simili: foto delle sostanze, listini dettagliati, recensioni e istruzioni per pagare senza lasciare tracce.
Il fenomeno preoccupa perché abbassa le barriere d’ingresso: chiunque, anche giovanissimi esperti di social, può imparare a muoversi nei meandri delle chat, ordinare e ricevere la droga a domicilio con pochi clic. Tra i clienti ci sono molti adolescenti, una circostanza che rende la questione non solo criminale ma anche sociale e sanitaria.
Il mercato online cambia anche le regole del controllo: le piattaforme puntano all’anonimato e alla decentralizzazione, i pagamenti digitali e le reti di corrieri “informali” rendono più difficile ricostruire le rotte. E mentre le reti illegali affinano le loro pratiche da marketplace, la risposta investigativa e normativa fatica a tenere il passo: la sfida resta intercettare e disarticolare queste filiere prima che diventino una struttura stabile del mercato della droga.
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