VOCE
CRONACA
31.10.2025 - 19:00
Via libera definitivo in Senato alla riforma costituzionale della giustizia, che introduce la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Il ddl è stato approvato con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni, completando così il quarto e ultimo passaggio parlamentare.
Ora la parola passerà ai cittadini, che saranno chiamati a esprimersi con un referendum confermativo: la maggioranza punta a convocarlo rapidamente, prima che le opposizioni si organizzino.
Non presente in Aula, la premier Giorgia Meloni ha commentato su X: «Oggi compiamo un passo importante verso un sistema più efficiente, equilibrato e vicino ai cittadini. Un traguardo storico».
E ha aggiunto: «Ora la parola passerà ai cittadini. Perché un’Italia più giusta è anche un’Italia più forte».
Il voto è arrivato dopo due giorni di tensione politica e ostruzionismo da parte dell’opposizione.
Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha annunciato l’astensione: «La montagna ha partorito il topolino. È solo una bandierina ideologica: non cambia nulla per i cittadini».
Il centrodestra, invece, ha celebrato la riforma come una vittoria simbolica:
Fratelli d’Italia la rivendica come promessa mantenuta dal governo;
Forza Italia la dedica alla memoria di Silvio Berlusconi, “il precursore di questa battaglia”;
Lega ne fa una bandiera dopo la bocciatura della Corte dei Conti sul Ponte sullo Stretto.
Fuori da Palazzo Madama, i partiti di maggioranza hanno annunciato manifestazioni di piazza per festeggiare l’approvazione.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ringraziato il Parlamento e le opposizioni, sottolineando che la riforma «era prevista nel programma di governo».
Ha poi precisato: «Non è dedicata a Berlusconi, ma alla democrazia. Ora auspico un referendum pacato, senza politicizzazioni».
Durissimo il giudizio della segretaria del Pd, Elly Schlein: «Non è una riforma della giustizia, ma del potere. Serve a indebolire l’indipendenza della magistratura e a permettere al governo di scegliersi i propri giudici».
In Aula i senatori di Pd, M5s e Avs hanno esposto cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”, denunciando una riforma che — dicono — “mette la magistratura sotto il controllo politico”.
Il prossimo passo sarà la convocazione del referendum, che si preannuncia come uno scontro diretto tra Palazzo Chigi e le opposizioni, e che potrebbe trasformarsi in un vero e proprio test politico sul governo Meloni.
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