VOCE
CRONACA
06.11.2025 - 21:30
Dopo oltre 24 ore di trattative, i ministri dell’Ambiente dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo a maggioranza qualificata sul nuovo target climatico per il 2040, che prevede una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. L’intesa, maturata al termine di un vertice fiume a Bruxelles, definisce la posizione dell’Ue in vista della Cop30 di Belém, in Brasile, in programma la prossima settimana.
L’accordo è arrivato nella mattinata di mercoledì, dopo che nella notte la presidenza danese aveva sospeso i lavori per mancanza di unanimità. Decisivo il testo di compromesso proposto al tavolo dei negoziati, che ha convinto anche parte dei Paesi inizialmente contrari, tra cui l’Italia.
Il nuovo target per il 2040 non è soltanto un numero simbolico: rappresenta un segnale politico forte in vista del prossimo decennio. Pur mantenendo l’obiettivo del -90% di emissioni, l’intesa introduce una clausola di revisione biennale, richiesta da diversi governi, e un “freno di emergenza” voluto dalla Francia, che consente di rivedere i piani in caso di crisi economiche o energetiche. Queste concessioni hanno permesso di superare lo stallo, ma hanno suscitato anche alcune critiche. Il commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra, ha avvertito che “menzionare la possibilità di una revisione esplicita dell’obiettivo 2040 potrebbe trasmettere incertezza agli investitori”.
Il pomo della discordia è stato però il tema dei crediti internazionali di carbonio, strumenti che consentono di compensare le emissioni attraverso investimenti in progetti ambientali in altri Paesi, come riforestazione o energie rinnovabili. Mentre Germania e Spagna temevano che l’uso eccessivo di tali strumenti potesse rallentare la transizione reale, Italia, Francia e Polonia chiedevano maggiore flessibilità per i settori più difficili da decarbonizzare, come acciaio, cemento e trasporti pesanti.
Alla fine, l’Italia ha ottenuto un risultato importante: la percentuale massima di crediti di carbonio conteggiabili è stata aumentata dal 3% al 5%, con la possibilità per i Paesi membri di acquistarne un ulteriore 5% per coprire i propri obiettivi nazionali. «Si è raggiunto un buon accordo, un compromesso equilibrato», ha commentato soddisfatto il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha guidato il fronte dei negoziatori italiani. Il testo finale, ha aggiunto, “riconosce le istanze portate avanti dall’Italia, come il rinvio di un anno dell’attuazione dell’Ets, il riconoscimento dei biocarburanti e una maggiore flessibilità sui crediti di carbonio”.
L’intesa europea arriva in tempo per presentare un fronte unitario alla Cop30, dove l’Ue si presenterà con un piano climatico ambizioso ma più realistico. Tuttavia, restano aperte le discussioni sul ritmo della transizione e sulle risorse necessarie per sostenerla, in un contesto geopolitico in cui la priorità ambientale rischia di passare in secondo piano.
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