VOCE
CRONACA
13.11.2025 - 18:00
In Veneto ci sono 148 mila minori tra 0 e 17 anni con disturbi di salute mentale, ma solo 56 mila riescono ad accedere ai servizi pubblici. A lanciare l’allarme è la consigliera regionale Elena Ostanel (Alleanza Verdi e Sinistra), che denuncia una situazione «gravissima» e destinata a peggiorare senza interventi concreti.
«Le famiglie si trovano sole – spiega Ostanel –. Mancano i neuropsichiatri, e senza personale non è possibile garantire diagnosi e cure. La Regione investe appena il 2,25% del fondo sanitario nella salute mentale, meno della metà di quanto indicato dalle linee guida nazionali, che fissano la soglia al 5%. La media italiana è del 3,05%. Siamo terzultimi, peggio fanno solo Campania e Calabria».
La denuncia nasce dall’ascolto diretto dei cittadini. «Stiamo volantinando davanti agli ospedali – racconta la consigliera –. Ho incontrato una madre disperata: il figlio, con sindrome di Asperger, è lasciato senza supporto perché il servizio non ha personale. Nel distretto 3 c’è un solo neuropsichiatra, nel distretto 2 appena due. Le liste d’attesa per la prima visita arrivano a 10-12 mesi».
E il problema non riguarda solo i casi più gravi. Anche i consultori familiari sono in difficoltà: «Sono diminuiti, hanno meno ore disponibili e professionisti che spesso lavorano “a scavalco”. Le famiglie, a quel punto, si rivolgono ai medici di base, ma anche lì la carenza è cronica».
Tra le proposte ignorate dalla Regione, Ostanel ricorda l’introduzione dello psicologo di base. L’unico passo avanti è stata una piccola sperimentazione, avviata grazie a un suo emendamento, per offrire ore gratuite di consulenza nei luoghi frequentati dai giovani: «Ma è ancora troppo poco. Dobbiamo occuparci davvero del benessere psicologico dei ragazzi».
Secondo la consigliera, i cittadini spesso non sanno che la responsabilità della sanità è regionale: «Si lamentano delle liste d’attesa infinite, e a volte vengono addirittura respinti nella prenotazione, cosa illegale. Intanto la destra propone oggi ciò che non ha fatto negli ultimi cinque anni. È ora di cambiare marcia».
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