VOCE
CRONACA
14.11.2025 - 19:00
Ha la voce profonda, il fascino ruvido del cowboy malinconico e un singolo – Walk by Walk – che ha conquistato la vetta della classifica Billboard country. Ma Breaking Rust non esiste: è un artista generato dall’Intelligenza Artificiale. Un personaggio creato a tavolino, diventato un caso mondiale e forse il segnale più forte di una rivoluzione già in corso.
Per chi frequenta piattaforme come Suno, Soundraw, Soundful, Udio, non è una sorpresa: la musica AI può essere fluida, credibile, emotivamente efficace. La vera novità, però, è che per il pubblico non fa più differenza. Breaking Rust viaggia a quasi 2,5 milioni di ascolti mensili su Spotify, abbastanza per certificare una cosa: tutto ciò è ormai accettato senza troppe domande.
Non è il primo caso. Prima di lui ci sono stati i Velvet Sundown, capaci di pubblicare due album in poche settimane, e Xania Monet, salita sul podio della classifica gospel. In Germania, i Verknallt in einen Talahon hanno raggiunto la Top50 nazionale. Tutti progetti costruiti con AI ma diretti da esseri umani: segnali ignorati troppo facilmente.
L’AI è già infiltrata nella musica nostrana: se ne discute ogni anno a Sanremo, ma non esiste un metodo per capire quanto una canzone sia scritta o composta da un algoritmo. Gli strumenti esistono e vengono usati. Il punto non è solo tecnologico: è culturale.
Ha davvero più “colpa” un algoritmo che imita il cantautorato, rispetto a un’industria discografica che da anni produce musica uniforme, seriale, prevedibile, basata su playlist e trend e non sulla creatività?
Il rischio è che l’ondata digitale travolga un mercato già appiattito, dove gli artisti fuori schema vengono isolati mentre i prodotti “da algoritmo” – veri o presunti – dominano classifiche e uscite.
L’idea di idolatrare artisti virtuali o assistere a concerti di ologrammi non è più fantascienza: è una realtà che sta maturando sotto i nostri occhi. E se l’industria continua a puntare su format standardizzati, sarà essa stessa a svalutare il proprio valore prima ancora che lo faccia l’AI.
Breaking Rust, con il suo cowboy generato artificialmente, forse è solo il primo di una lunga lista. E l’Italia? Potrebbe essere molto meno lontana da questo futuro di quanto immaginiamo.
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