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Down globale dei siti web

Guasto Cloudflare manda offline servizi in tutto il mondo

Down globale dei siti web

Un vasto disservizio di Cloudflare, iniziato la mattina del 18 novembre, ha mandato in tilt migliaia di siti in Italia e all’estero. Tra i servizi colpiti anche Canva, X, i siti di QN, Ikea e ChatGPT. Il problema è proseguito a intermittenza fino al pomeriggio, con picchi di segnalazioni su Downdetector.

Che cosa è successo

Cloudflare, che gestisce e protegge il traffico web di milioni di siti, ha iniziato a riscontrare problemi dalle 12.17. Nel giro di pochi minuti si sono verificati blackout ripetuti, rendendo irraggiungibili molti portali.
L’azienda ha confermato il disservizio spiegando di essere al lavoro per individuarne la causa.

Il ripristino: «Trovato il problema»

Alle 14.09 Cloudflare ha annunciato di aver identificato l’origine del guasto e di aver avviato un fix. Poco dopo ha comunicato il ripristino dei servizi Access e WARP, con errori tornati ai livelli normali. Il team è ancora impegnato nel ripristino completo degli altri sistemi.

La possibile causa: traffico anomalo

Secondo quanto riferito dall’azienda, intorno alle 11.20 UTC (12.20 italiane) si è verificato un picco anomalo di traffico diretto verso uno dei suoi servizi. Questo avrebbe saturato parte della rete, provocando errori e rallentamenti.

Cloudflare ha dichiarato: «Stiamo lavorando per garantire che tutto il traffico venga gestito senza errori».

Le scuse ufficiali: «Abbiamo deluso i nostri clienti»

Alle 15.37 il CTO Dane Knecht ha pubblicato un messaggio su X ammettendo la gravità del problema:
«Oggi abbiamo deluso i nostri clienti e l’intera comunità Internet», scusandosi per l’impatto globale e promettendo spiegazioni più dettagliate nelle prossime ore. L’azienda assicura che sta lavorando per evitare episodi simili.

Quali siti sono stati colpiti

Cloudflare gestisce fino a un quinto del traffico Internet globale (circa 30 milioni di siti), dunque l’elenco completo è impossibile. Certo, però, il coinvolgimento di:

  • numerosi quotidiani italiani, tra cui Open, HDBlog e le testate del Quotidiano Nazionale;

  • piattaforme molto usate come X, Canva, ChatGPT, Ikea;

  • vari siti istituzionali e servizi social.

Un blackout di portata simile si era verificato pochi mesi fa con un down di Amazon Web Services (AWS), confermando quanto le grandi piattaforme cloud siano oggi infrastrutture critiche.

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