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SALUTE
21.11.2025 - 21:00
Le recenti notizie su possibili problemi alla vista legati ai farmaci basati sul GLP-1 – tra cui la semaglutide – hanno riacceso l’attenzione sul tema della sicurezza delle terapie per diabete e obesità. Il caso è esploso dopo le dichiarazioni del cantante Robbie Williams e, in Italia, di una parlamentare che ha riferito un improvviso calo della vista durante il trattamento. Ma, secondo gli esperti, i dati scientifici oggi disponibili non confermano un rapporto di causa-effetto.
La prof.ssa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia, invita alla calma: “Non esiste alcuna prova che questi farmaci causino danni oculari”. Il punto, sottolinea, non è demonizzare le terapie, ma ricordare che qualsiasi farmaco va usato sotto stretto controllo medico, evitando il fai-da-te.
A prescindere dai GLP-1, le persone con diabete da lunga data, i fumatori e chi ha ipertensione non controllata restano i soggetti più esposti alle complicanze oculari. Il diabete, infatti, è una delle principali cause di perdita della vista negli adulti, con un rischio aumentato di retinopatia, edema maculare, cataratta, glaucoma e NAION, una neuropatia del nervo ottico rara ma grave.
Ottenere un buon controllo della glicemia – obiettivo in cui i GLP-1 sono molto efficaci – è uno dei modi più importanti per proteggere gli occhi.
Negli ultimi mesi sono stati pubblicati alcuni studi osservazionali che hanno sollevato dubbi. Ma, sottolinea Buzzetti, si tratta appunto di osservazioni, non di dimostrazioni cliniche.
• Studio su JAMA Ophthalmology
In circa 140mila pazienti con diabete, chi assumeva GLP-1 per più di sei mesi presentava un rischio più alto di sviluppare la forma neovascolare della degenerazione maculare senile (AMD). Una possibile spiegazione – ancora ipotetica – è che una rapida discesa della glicemia possa “stressare” la retina.
• Studio su cartelle cliniche e semaglutide
Un’altra analisi ha osservato un rischio aumentato di NAION, ma si tratta di un evento già molto raro nella popolazione generale e l’associazione non prova la causa.
A controbilanciare queste segnalazioni, arriva uno studio pubblicato su Communications Medicine, che ha analizzato oltre 2 milioni di cartelle cliniche: chi assumeva i nuovi farmaci anti-obesità e anti-diabete (tirzepatide e semaglutide) presentava meno problemi oculari, compresi cataratta e occhio secco, rispetto a chi usava terapie tradizionali. Tra i pazienti in cura con tirzepatide il rischio di cataratta risultava addirittura dimezzato.
Alla luce dei dati disponibili, gli enti regolatori hanno inserito la NAION tra gli effetti indesiderati rarissimi (1 caso su 10.000) per i farmaci contenenti semaglutide.
La raccomandazione degli esperti resta invariata: controlli oculistici regolari e monitoraggio della salute della retina per tutte le persone con diabete, indipendentemente dal farmaco utilizzato.
“Il vero rischio per gli occhi – conclude la prof.ssa Buzzetti – resta l’iperglicemia non controllata. I pazienti devono continuare a seguire le indicazioni del proprio diabetologo e non modificare mai da soli la terapia”.
La degenerazione maculare legata all’età (AMD) è tra le principali cause di perdita di vista negli anziani. Colpisce la visione centrale, fondamentale per leggere, riconoscere i volti e guidare.
Esistono due forme:
atrofica (secca), la più comune;
neovascolare (umida), più rara ma responsabile delle conseguenze visive più gravi.
La forma umida è caratterizzata dalla crescita anomala di vasi sanguigni sotto la retina, spesso favorita da ipossia, stress ossidativo e infiammazione.
La neuropatia ottica ischemica anteriore non arteritica (NAION) provoca una perdita improvvisa della vista, di solito in un solo occhio, spesso al risveglio.
Colpisce soprattutto persone sopra i 50 anni con diabete, ipertensione e altri fattori di rischio vascolare.
La diagnosi avviene tramite visita oculistica, OCT e esame del campo visivo.
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