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CRONACA

Donazione organi: boom di "no" all’anagrafe, contrari il 40%

In lista d’attesa oltre 8mila pazienti. I medici lanciano l’allarme.

Donazione organi: boom di "no" all’anagrafe, contrari il 40%

I dati dei primi tre mesi del 2025 preoccupano: il 40% dei 950mila italiani che hanno rinnovato la carta d’identità in Comune ha espresso un «no» alla donazione degli organi. È la percentuale più alta degli ultimi dieci anni. L’Italia appare così divisa quasi a metà: 570mila favorevoli, 380mila contrari. A questi si aggiungono 680mila indecisi che hanno scelto di non scegliere: un ulteriore 41,6%.

Numeri che pesano, perché i donatori sono già troppo pochi per coprire il fabbisogno reale e perché i «no» all’anagrafe sono saliti del 3,4% rispetto al 2024. Oggi il Sistema Informativo nazionale registra 15,5 milioni di “sì” e 7 milioni di “no”, mentre 8.024 pazienti attendono un trapianto: tempi medi di 3 anni per il rene, 1 anno e 7 mesi per il fegato, 3 anni e 4 mesi per il cuore e 2 anni e 5 mesi per il polmone. Le attese si riducono drasticamente solo per i pazienti in urgenza nazionale.

Medici e operatori chiedono di recuperare soprattutto gli indecisi: «Serve fare chiarezza, togliere la paura e spiegare quanto il consenso sia fondamentale. Ogni “sì” può salvare fino a nove vite».

La situazione a Verona

Nonostante la crescita dei dinieghi registrati nei Comuni o presso l’Aido, gli ospedali veronesi mostrano un quadro diverso: negli ultimi anni non sono mai stati eseguiti così tanti prelievi. La rete trapiantologica continua a migliorare anche grazie alla donazione a cuore fermo, possibile quando il cuore non pulsa da almeno 20 minuti e la morte encefalica è già stata accertata.

Il paradosso è evidente: mentre le procedure avanzano e i risultati crescono, aumentano anche coloro che negano il consenso. «È su questi ultimi — spiegano gli addetti ai lavori — e su chi ancora non ha preso posizione che bisogna intervenire con campagne di sensibilizzazione. È la sfida più grande».

I numeri della solidarietà

Nel 2024, all’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, si sono registrati 73 potenziali donatori. «Si tratta di pazienti che avevano tutte le caratteristiche di evoluzione in morte, accertata con criteri neurologici o con cuore fermo», spiega la dottoressa Marilena Casartelli Liviero del Coordinamento Trapianti.

Tra questi, 9 avevano dichiarato opposizione in vita. Dei 64 rimanenti, 47 sono risultati idonei: gli altri sono stati esclusi per condizioni cliniche o patologie oncologiche. «Da un solo donatore — ricorda la dottoressa — possiamo prelevare cuore, fegato, polmoni, reni e diversi tessuti».

Ecco perché anche un solo «no» che diventa «sì» può cambiare tutto: da una persona si possono salvare fino a nove vite.

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