VOCE
CRONACA
27.11.2025 - 18:00
Sembra fantascienza, ma è realtà: in Russia sono iniziati i test dei primi piccioni-drone, uccelli controllati a distanza tramite neurointerfacce impiantate nel cervello. A svilupparli è Neiry, azienda russa di neurotecnologie che ha annunciato di aver completato con successo i voli di prova di uno stormo dotato di dispositivi elettronici montati su supporti speciali.
L’obiettivo dichiarato è l’utilizzo dei «biodroni» per sorvegliare infrastrutture critiche, effettuare ispezioni industriali, partecipare a operazioni di ricerca e, potenzialmente, monitorare intere aree urbane.
Il progetto non riguarda solo i piccioni. «La tecnologia può essere applicata a qualsiasi uccello», spiega Alexander Panov, fondatore di Neiry.
L’idea è di differenziare gli utilizzi:
corvi per monitorare coste e porti,
gabbiani per zone marine vicine alla terraferma,
albatros per la sorveglianza ad ampio raggio in mare aperto.
Studi simili sul controllo degli uccelli tramite impianti cerebrali sono già in corso in Cina, Corea del Sud, Stati Uniti e India, ma Neiry è tra le prime realtà a puntare a un’applicazione industriale e su larga scala.
Il costo di un piccione-drone, fa sapere l’azienda, è paragonabile a quello di un drone convenzionale, ma le prestazioni – in termini di autonomia e copertura – sarebbero superiori.
La differenza principale rispetto a un animale addestrato è che non serve alcun addestramento:
secondo Neiry, l’uccello può essere guidato in remoto subito dopo l’intervento chirurgico. La direzione di volo viene dettata attraverso neurostimolazioni mirate che inducono l’animale a percepire come “propria” la scelta del movimento.
Le micro-telecamere montate sugli uccelli funzionano con criteri simili a quelli delle videocamere pubbliche: sfocano i volti e cancellano alcuni oggetti per motivi di privacy. Ma questo non basta a dissipare i timori.
L’ipotesi che stormi di piccioni, corvi o gabbiani possano diventare strumenti di controllo urbano alimenta il dibattito internazionale sulla sorveglianza invisibile.
L’uso di biodroni, difficili da individuare e potenzialmente indistinguibili dagli uccelli comuni, potrebbe aprire la strada a monitoraggi pervasivi, ben oltre i limiti delle telecamere tradizionali.
Per ora la sperimentazione è limitata ai voli di prova. Ma la prospettiva di animali telecomandati come strumenti di intelligence è già diventata materia di discussione geopolitica.
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