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CRONACA

I tatuaggi possono indebolire il sistema immunitario?

Un nuovo studio sui topi apre interrogativi sulla sicurezza dei pigmenti

I tatuaggi possono indebolire il sistema immunitario?

Un nuovo studio internazionale, guidato dalla ricercatrice italiana Arianna Capucetti e pubblicato su PNAS, suggerisce che i tatuaggi potrebbero influenzare il sistema immunitario per anni. La ricerca, coordinata da Santiago González e condotta su topi, solleva nuove domande sull’accumulo dei pigmenti nei linfonodi e sulle possibili conseguenze per le difese dell’organismo. Sebbene i risultati non siano ancora estesi all’uomo, il tema riapre un dibattito che da tempo riguarda gli effetti dei tatuaggi sulla salute.

Che cosa ha analizzato lo studio
Il lavoro ha esaminato la tossicità dei pigmenti più comuni — nero, rosso e verde — valutandone il comportamento nell’organismo dei topi. Serviranno ulteriori ricerche per capire se gli stessi effetti possano verificarsi negli esseri umani.

Accumulo nei linfonodi e risposta immunitaria
I ricercatori hanno osservato che dopo il tatuaggio l’inchiostro migra rapidamente nel sistema linfatico, accumulandosi nei linfonodi in poche ore. Questo processo avrebbe innescato una risposta infiammatoria in due fasi:

  • una fase acuta di circa due giorni

  • una fase cronica che, nei roditori, può durare anni

Nella fase cronica i macrofagi, cellule chiave del sistema immunitario, inglobano i pigmenti senza riuscire a degradarli. Questa incapacità potrebbe portare nel tempo alla morte delle cellule coinvolte, fenomeno osservato soprattutto con inchiostri neri e rossi.

Che cosa accade ai linfonodi
Secondo l’ipotesi degli studiosi, l’inchiostro potrebbe restare intrappolato nei linfonodi in modo permanente, entrando in contatto anche con le nuove cellule immunitarie. Ciò potrebbe ridurre progressivamente la capacità di risposta dell’organismo.

Possibili ricadute sui vaccini
La ricerca segnala anche un’altra possibilità, tutta da verificare: una minore efficacia dei vaccini nelle persone con molti tatuaggi. Si tratta però di un’ipotesi preliminare che richiederà studi specifici.

Un quadro ancora complesso
La varietà dei pigmenti in commercio rende difficile una valutazione univoca. Nel 2022 l’Italia ha ritirato dal mercato nove inchiostri contenenti sostanze considerate potenzialmente cancerogene, a conferma della necessità di controlli continui e rigorosi.

Il precedente del 2017
Già uno studio pubblicato nel 2017 su Scientific Reports, guidato da Ines Schreiver, aveva mostrato che i tatuaggi non lasciano solo segni sulla pelle: tracce di pigmento erano state trovate nel sangue, nelle arterie, nelle vene e nei linfonodi. Le particelle più grandi percorrevano il flusso sanguigno, mentre quelle più piccole si depositavano stabilmente nei linfonodi, causando un rigonfiamento cronico.

Lo studio attuale non fornisce risposte definitive sull’uomo, ma evidenzia la necessità di approfondire gli effetti a lungo termine dei tatuaggi e la sicurezza degli inchiostri oggi in uso.

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