VOCE
CRONACA
17.12.2025 - 21:30
La fusione nucleare non sarà una realtà prima di alcuni decenni, ma la pianificazione del futuro è già iniziata. A provare a rispondere alla domanda su dove potrebbero sorgere le prime centrali a fusione è uno studio europeo che ha iniziato a mappare i territori più adatti. Il risultato è una fotografia sorprendente: circa 900 potenziali siti in Europa, di cui ben 196 in Italia.
Lo studio, intitolato European Site Mapping, è stato realizzato tra il 2024 e il 2025 dalla Technical University of Munich (Tum) per conto della società green tech tedesca Gauss Fusion. L’obiettivo non è indicare cantieri imminenti, ma individuare aree che, in futuro, potrebbero soddisfare i requisiti tecnici, industriali e infrastrutturali necessari per ospitare centrali a fusione nucleare.
In Italia, secondo la ricerca, le zone con il maggiore potenziale si concentrano soprattutto nel Nord. Spicca l’asse tra Torino e Milano, insieme a un’ampia fascia lungo il fiume Po, con particolare attenzione all’area di Venezia e alla riviera romagnola. Si tratta di territori che offrono una combinazione favorevole di industria pesante, reti elettriche robuste e infrastrutture energetiche già sviluppate, elementi considerati cruciali per impianti di questo tipo. Al Centro Italia emergono alcune aree più isolate nei dintorni di Grosseto e Roma, mentre al Sud lo studio individua come area potenzialmente idonea soprattutto la zona di Napoli.
Sul fronte della ricerca, l’Italia ha rafforzato il proprio ruolo all’inizio del 2025 entrando nel Comitato direttivo dell’Ifmif-Dones, il progetto internazionale dedicato allo studio dei materiali destinati ai futuri reattori a fusione. Tra i grandi gruppi energetici italiani, Eni è il principale attore impegnato nel settore, con un progetto in corso negli Stati Uniti insieme alla società Commonwealth Fusion Systems (Cfs). Nonostante questo, la produzione di energia elettrica da fusione resta ancora lontana, più una prospettiva teorica che una possibilità concreta nel breve periodo.
Prima che la fusione diventi realtà, il nucleare tornerà comunque al centro del dibattito italiano per altre ragioni. Il governo punta infatti a reintrodurre l’energia atomica nel mix energetico nazionale, partendo però dalle centrali a fissione. Ancora prima, resta irrisolto il nodo del deposito nazionale dei rifiuti nucleari, bloccato da decenni dalla sindrome Nimby (Not in my backyard), che rende politicamente e socialmente difficile individuare un territorio disposto a candidarsi.
La mappa della fusione racconta quindi un futuro possibile ma lontano, fatto di studi preliminari, scenari e territori potenzialmente pronti. Un futuro che, se e quando arriverà, avrà già un indirizzo sulla carta, ma dovrà superare ostacoli tecnologici, politici e sociali molto prima di trasformarsi in realtà.
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