VOCE
CRONACA
20.12.2025 - 07:00
Stiamo davvero scendendo dall’auto elettrica? La nuova proposta della Commissione europea sul pacchetto automotive accende lo scontro tra chi teme una retromarcia sul Green Deal e chi, al contrario, giudica le misure ancora insufficienti per salvare l’industria dell’auto. Un compromesso che sembra scontentare tutti: le lobby del motore endotermico e quelle del futuro a zero emissioni.
Con il ritocco presentato da Bruxelles, dal 2035 non si punta più allo zero assoluto, ma a una riduzione del 90% delle emissioni allo scarico, lasciando ai costruttori un margine del 10%. Una flessibilità concessa però solo a condizioni precise: uso di acciaio “verde” prodotto nell’Ue, riduzione delle emissioni legate a biocarburanti ed e-fuel, e un sistema di crediti di carbonio che premierà anche le city car elettriche. La vera novità è che, con questo schema, le auto termiche potranno continuare a essere vendute anche dopo il 2035.
Le reazioni sono immediate e contrastanti. L’Acea, l’associazione dei costruttori europei, riconosce il tentativo di apertura ma resta cauta. La direttrice generale Sigrid de Vries parla di “maggiore flessibilità e neutralità tecnologica”, avvertendo però che “il diavolo si nasconde nei dettagli”. Tradotto: per l’industria non basta.
Sulla stessa linea Stellantis, che giudica il pacchetto un passo nella giusta direzione ma ancora lontano dalle esigenze reali del settore. Il gruppo sottolinea che “il quadro normativo attuale non è adatto a sostenere una transizione che garantisca competitività, occupazione e mobilità accessibile”, denunciando in particolare l’assenza di soluzioni per i veicoli commerciali leggeri e la mancanza di flessibilità nel breve periodo.
Le critiche più dure arrivano dalla Germania. La presidente della Vda, Hildegard Müller, boccia senza appello la proposta: “Bruxelles ha deluso le aspettative, il pacchetto è disastroso”, accusando la Commissione di non affrontare i veri nodi della competitività europea. Berlino, insieme a Roma, spingeva da tempo per riaprire a biocarburanti ed e-fuel, riducendo il peso dell’elettrico puro.
Dal fronte opposto, quello ambientalista, il giudizio è altrettanto severo. Secondo Politico, “il divieto alle auto a benzina dal 2035 è ormai morto”, ucciso dall’intervento tedesco e dal Partito popolare europeo. Anche la coalizione Transport & Environment avverte che prolungare i motori a combustione rischia di spostare investimenti lontano dall’elettrico, mentre la Cina continua a correre.
Ma davvero l’Europa sta rinunciando all’auto elettrica? Il regolamento Ue del 2023 non vietava formalmente benzina e diesel dal 2035, ma li rendeva antieconomici attraverso sanzioni pesantissime sulle emissioni. Il nuovo pacchetto non cancella quella logica, ma la ammorbidisce, lasciando spazio a più tecnologie e a più interpretazioni.
La sensazione finale è che, mentre industria e investitori chiedevano certezze, la Commissione abbia tracciato una rotta meno rigida ma anche meno chiara. Il risultato è un settore ancora sospeso, con l’Europa che esita mentre Stati Uniti e Cina impongono roadmap nette su elettrico e guida autonoma. La transizione continua, ma senza una direzione univoca.
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