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CRONACA

Riders Deliveroo in rivolta

24 chilometri per 7 euro: "schiavitù legalizzata, a servizio della pigrizia"

“24 chilometri per 7 euro”: rider in rivolta

A Verbania i rider di Deliveroo incrociano le braccia. Lo sciopero è stato proclamato dopo la decisione della piattaforma di ampliare la zona di consegna fino a Stresa, una scelta che, secondo i sindacati, scarica interamente sui lavoratori costi, rischi e tempi insostenibili. Per alcune consegne i fattorini sono costretti a percorrere fino a 24 chilometri tra andata e ritorno, per un compenso che oscilla tra 7 e 8 euro lordi.

Una situazione definita “inaccettabile” dalle sigle sindacali, che hanno proclamato lo stato di agitazione chiedendo all’azienda un passo indietro. Il problema riguarda soprattutto chi lavora in bicicletta o in bici elettrica, costretto a pedalare al buio lungo le strade del lungolago, ma non risparmia nemmeno chi utilizza l’auto, per cui il costo del carburante erode gran parte del guadagno.

Durissima la presa di posizione della Nidil Cgil Novara – Verbano Cusio Ossola. “Senza soffermarci sui motivi che possono spingere una persona a ordinare un panino a 22 chilometri di distanza, è inconcepibile il sistema, l’esasperazione massima della disumanizzazione del lavoro”, scrive il sindacato in una nota. I rider, denuncia la Cgil, vengono “giudicati da un algoritmo che imposta mete e distanze su una carta piana, ignorando percorsi reali, altitudini e condizioni di sicurezza”. Il risultato è “una forma di schiavitù legalizzata al servizio della pigrizia e della superficialità”.

Oltre al tema economico, c’è quello della sicurezza. Le strade che collegano Verbania a Stresa, in particolare la statale lungo il lago, sono spesso poco illuminate, rendendo le consegne notturne particolarmente rischiose. Per chi lavora in auto, invece, il conto è presto fatto: percorrere decine di chilometri per una singola consegna significa spendere in benzina una quota rilevante del compenso, rendendo il lavoro poco o per nulla remunerativo.

A peggiorare il quadro è il funzionamento dell’algoritmo della piattaforma. Quando un rider rifiuta una consegna troppo lunga o poco conveniente, l’ordine viene riproposto con un aumento di pochi centesimi. Se i rifiuti si ripetono, scatta la penalizzazione: meno ordini assegnati nei giorni successivi. Un meccanismo che, secondo i sindacati, spinge ad accettare anche condizioni svantaggiose pur di non perdere lavoro.

Nelle scorse settimane la Cgil aveva incontrato l’azienda, ottenendo un impegno a rivedere l’estensione della zona di consegna. Ma, di fronte alla mancata modifica delle condizioni, il 18 dicembre è stato proclamato lo stato di agitazione. La protesta resta aperta, mentre i rider chiedono regole più eque, compensi proporzionati alle distanze e maggiore attenzione alla sicurezza. Perché, come ripetono, “non si può lavorare pedalando per chilometri al buio, per pochi euro e sotto il controllo di un algoritmo”.

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