VOCE
MANOVRA 2026
30.12.2025 - 20:00
La Manovra 2026 è legge. Dopo una lunga seduta notturna alla Camera, tra tensioni politiche e tentativi dell’opposizione di modificare il testo, la legge di Bilancio è stata approvata definitivamente senza cambiamenti rispetto alla versione uscita dal Senato. Il risultato è un pacchetto di misure che interviene in modo diretto su tasse, pensioni, famiglie, imprese e casa, ridisegnando equilibri e priorità per il prossimo anno.
Sul fronte fiscale, una delle novità più rilevanti è la quinta rottamazione delle cartelle, che riguarda i debiti con il fisco accumulati tra il 2000 e il 2023. Sarà possibile saldare quanto dovuto senza sanzioni e interessi, con un piano fino a 54 rate bimestrali, a partire da un minimo di 100 euro. Accanto a questo arriva il taglio dell’Irpef per il ceto medio: l’aliquota sui redditi fino a 50 mila euro scende dal 35% al 33%, mentre per i redditi più alti vengono rimodulate le detrazioni. Per i lavoratori dipendenti è prevista una flat tax al 5% sugli aumenti contrattuali per chi guadagna fino a 33 mila euro, mentre i premi di produttività vengono tassati all’1%.
Capitolo famiglie: il bonus mamme lavoratrici sale a 60 euro al mese per chi ha almeno due figli e un Isee fino a 40 mila euro, mentre per l’assunzione di donne con tre o più figli è previsto un esonero contributivo di 24 mesi. Cambiano anche le regole dell’Isee, con una scala di equivalenza più favorevole alle famiglie numerose e lo scorporo della prima casa dal calcolo per alcune prestazioni come assegno unico, assegno di inclusione e bonus per l’infanzia.
Più controversa la misura ribattezzata “tassa sulla liquidità” delle imprese. Dal 2026, nelle fatture tra aziende e professionisti scatterà una ritenuta d’acconto dell’1%, trattenuta dal committente e versata direttamente all’erario. Non si tratta di una nuova imposta a regime, ma di un anticipo fiscale che riduce la liquidità immediata di chi incassa. Le risorse così raccolte, insieme ad aumenti su plusvalenze e rivalutazioni, serviranno a finanziare incentivi alle imprese, in particolare su Industria 4.0, digitalizzazione e investimenti, oltre al rifinanziamento della Zes Unica per il Sud.
Sul versante pensioni, la Manovra conferma una linea di maggiore rigidità. Dal 2027 l’età per la pensione di vecchiaia salirà a 67 anni e un mese, che diventeranno 67 anni e tre mesi nel 2028, in base all’adeguamento alla speranza di vita. Anche la pensione anticipata slitta in avanti. Vengono cancellate definitivamente Quota 103 e Opzione Donna, mentre resta in vigore solo l’Ape sociale, prorogata di un anno. Sparisce inoltre la possibilità, introdotta nel 2025, di cumulare previdenza Inps e fondi integrativi per anticipare l’uscita dal lavoro. Dal luglio 2026, per i neoassunti, il Tfr confluirà automaticamente nei fondi pensione, salvo rinuncia entro 60 giorni.
Per la casa, restano attivi anche nel 2026 il bonus ristrutturazioni, il sisma bonus e il bonus mobili. Confermata la cedolare secca sugli affitti brevi per la prima e la seconda casa, mentre dal terzo immobile in poi l’attività sarà considerata reddito d’impresa. Arrivano inoltre fondi per il Piano casa e uno stanziamento dedicato ai padri separati senza abitazione.
In sintesi, chi ci guadagna sono soprattutto i lavoratori con redditi medio-bassi, le famiglie con figli, le mamme lavoratrici e alcune imprese innovative che beneficeranno degli incentivi. Chi ci perde sono i contribuenti più giovani, che vedono la pensione allontanarsi, gli autonomi e i professionisti penalizzati dalla nuova ritenuta, e i proprietari di più immobili destinati agli affitti brevi. La Manovra 2026 disegna così un equilibrio fatto di sconti mirati e nuove strette, con l’obiettivo dichiarato di sostenere i conti pubblici, ma con effetti molto diversi a seconda delle categorie coinvolte.
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