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MANOVRA 2026

Pensioni, la Manovra 2026 cambia le regole

Età più alta, addio alle uscite anticipate e assegni minimi ritoccati

Pensioni, la Manovra 2026 cambia le regole

Con l’approvazione definitiva della Manovra 2026, il capitolo pensioni entra in una nuova fase fatta di requisiti più rigidi, meno canali di uscita anticipata e piccoli aggiustamenti sugli importi più bassi. Le novità scatteranno in parte già dal prossimo anno, ma il vero impatto si sentirà soprattutto dal 2027, quando entrerà in funzione l’adeguamento all’aspettativa di vita.

La misura più rilevante riguarda l’aumento dell’età pensionabile. Dal 2027 servirà un mese in più per accedere alla pensione di vecchiaia, che salirà a 67 anni e un mese, con un ulteriore incremento previsto dal 2028, quando l’età raggiungerà 67 anni e tre mesi. L’aumento complessivo di tre mesi, inizialmente previsto tutto in un’unica soluzione, verrà invece distribuito su due anni. Restano esclusi da questi incrementi i lavoratori impegnati in attività gravose e usuranti, almeno per ora.

Sul fronte degli importi, la Manovra interviene sulle pensioni minime, che vedranno un aumento di 20 euro al mese. Un ritocco giudicato modesto da molti osservatori, soprattutto a fronte dell’aumento del costo della vita, ma che rappresenta comunque l’unico intervento diretto sugli assegni già in pagamento.

Cambiano radicalmente, invece, le pensioni anticipate. Il governo manda definitivamente in soffitta Quota 103 e Opzione Donna, che non vengono prorogate. Scompare quindi la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni d’età e 41 di contributi, così come il canale riservato ad alcune categorie di lavoratrici. L’unica misura di anticipo che resta in vigore anche per il 2026 è l’Ape sociale, prorogata per un altro anno. L’assegno, fino a un massimo di 1.500 euro mensili, potrà continuare a essere richiesto da disoccupati, caregiver, invalidi e addetti a mansioni gravose con 63 anni e 5 mesi di età e un’anzianità contributiva variabile tra 30 e 36 anni, a seconda della categoria.

La Manovra introduce anche un’importante novità sul fronte della previdenza complementare. Dal 1° luglio 2026 scatterà l’adesione automatica ai fondi pensione per i nuovi assunti del settore privato. I lavoratori avranno 60 giorni di tempo per rinunciare, altrimenti l’iscrizione diventerà effettiva. Contestualmente viene cancellata la possibilità, introdotta lo scorso anno, di anticipare la pensione di vecchiaia cumulando la rendita dei fondi complementari.

Restano invariate, almeno per il momento, le regole per i lavoratori precoci e usuranti, ma con risorse ridotte nel medio-lungo periodo. I fondi destinati a queste categorie verranno progressivamente tagliati a partire dal 2032, lasciando aperta la porta a future restrizioni.

Infine, dal 2027 cambiano anche i requisiti per la pensione anticipata ordinaria, indipendentemente dall’età anagrafica. Serviranno 42 anni e 11 mesi di contributi, che diventeranno 43 anni e un mese dal 2028, con un anno in meno per le donne. Resta confermata la finestra mobile di tre mesi tra il raggiungimento dei requisiti e l’erogazione dell’assegno.

In sintesi, la Manovra 2026 segna un ritorno alla linea della prudenza: meno flessibilità in uscita, età pensionabile più alta e un rafforzamento della previdenza complementare. Un assetto che punta alla sostenibilità dei conti pubblici, ma che chiede a molti lavoratori di restare al lavoro più a lungo, con benefici economici solo parziali.

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