Il caso di una signora che aveva richiesto un mutuo alla banca, chiedendone poi la sospensione, negatale dall'istituto di credito.
Non gli riconoscono la sospensione del mutuo per il terremoto del 2012 e gli prendono la casa. E’ successo ad una signora altopolesana che, nel 2005, per l’acquisto di un’attività commerciale in Alto Polesine, richiede un mutuo alla banca ipotecando la sua abitazione.
“Purtroppo dopo il primo anno con incassi soddisfacenti, la crisi si è presentata con un calo di introiti fino al 60% - spiega la signora - e mi sono vista costretta a vendere la licenza nel 2012 per una cifra esigua, utilizzata in gran parte per pagare rate Inps arretrate che mi avrebbero fatto avere la pensione nel 2012”.
Nel frattempo, la signora chiede e ottiene il trasferimento del mutuo in un’altra banca e contemporaneamente richiede un allargamento di quel mutuo, che il nuovo direttore, subentrato nel frattempo, le nega in quanto il valore della casa non permetteva ulteriore sconfinamento. “In accordo con il direttore e con il capo area della banca, il mutuo mi fu sospeso dopo aver consegnato il prospetto Inps in cui veniva indicato l’importo della pensione che avrei percepito dopo qualche tempo e che mi avrebbe permesso di continuare a pagarlo - racconta ancora la signora - Per arginare le perdite del negozio ho dovuto richiedere un prestito personale ad altre due finanziarie, che sto tuttora pagando”.
I veri problemi iniziano nel 2012, quando dopo quasi due anni di silenzio da parte della banca e a 2 mesi dal pensionamento, le sono stati recapitati un decreto ingiuntivo e un atto di precetto per debiti con la banca. A quel punto la signora si rivolge al direttore della filiale per far presente che il suo mutuo, rientrava nel D. L. 74/2012 che prevedeva la sospensione per i Comuni terremotati, tra i quali anche quello dove risiedeva e che anche le azioni legali erano state sospese fino alla fine del 2012. In risposta l’avvocato della banca fa sapere che ogni trattativa poteva essere ripresa solo dopo un cospicuo versamento. “Purtroppo, non ho possedimenti tali da procedere con un versamento - chiosa l’ex commerciante - nemmeno il residuo della pensione era sufficiente a tamponare i debiti che nel frattempo avevo accumulato, quindi ho dovuto ricorrere anche alla cessione del quinto della stessa, ma a tutt'oggi, dovendo anche pagare un affitto, io e mio marito, senza reddito, non arriviamo a fine mese”.
Quindi la casa viene messa all’asta. “Siamo passati anche di recente per vederla e l’abbiamo trovata disabitata, l’erba altissima, il cancello forzato, le finestre aperte e, come se non bastasse, sul retro stazionava da tempo un’auto abbandonata - racconta la signora - Ho avvertito immediatamente il custode, inviandogli anche foto e mi ha risposto che non sapeva e che avrebbe provveduto”. Ad oggi, dopo tre aste deserte, con i conseguenti ribassi di legge, l’immobile non è stato venduto.
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