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Sono tante e sono ovunque: le cimici asiatiche sono peggio delle cavallette

L'allarme

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Secondo Coldiretti hanno già provocato danni all'agricoltura polesana per oltre 4 milioni di euro. Ma debellarle è quasi impossibili. O meglio: servirebbe un inverno gelido.
Agli agricoltori non resta che sperare in un inverno freddo. Con la formazione del ghiaccio che possa ridurre il numero degli adulti. Nessuna pulizia etnica, chiariamolo subito, si tratta degli ingenti e crescenti danni creati alle produzioni agricole dalle cimici asiatiche.

“Un disastro - ammette Mauro Giuriolo, presidente provinciale di Coldiretti - questi insetti si stanno moltiplicando in maniera esponenziale. Con le loro punture aggrediscono e danneggiano le culture orticole, la frutta, soprattutto mele e pere, i vigneti e la soia. Danneggiano i prodotti e impoveriscono la pianta. Si tratta di cimici che non hanno antagonisti in natura, quindi nessuno che li contrasti. Ecco perché occorre sperare in un inverno gelido perché sono le basse temperature a poter ridurre il numero di queste cimici asiatiche”.

La Coldiretti ha stimato in circa 4 milioni di euro il danno subito dall’agricoltura del Polesine. In tutto i danni in Veneto si aggirano sui 30 milioni, con tre province falcidiate: Verona (20 milioni di danni), Treviso (4 milioni) e Rovigo (4 milioni).

Le cimici asiatiche come le cavallette, quindi, con la capacità di spazzare via intere porzioni di raccolto.

“Queste cimici - continua Giuriolo - sono leggermente diverse da quelle che conosciamo da anni. Sono esemplari che per nutrirsi pungono il frutto o la foglia, a seguito di questo il frutto cresce deforme, ma non è solo una questione estetica perché anche la polpa del frutto risulta danneggiata".
In Polesine sono stati colpiti i frutteti del Medio e Alto Polesine, le coltivazioni di soia in tutto il territorio, la produzione orticola dell’area di Lusia e del delta.
La cimice asiatica in Polesine “è comparsa - ricorda il numero uno di Coldiretti - alla fine del 2015, in Italia c’era già da prima arrivata dall’Oriente a bordo di container. Poi si è riprodotta in modo esponenziale”. Ma la vera esplosione di questo insetto risale all’estate appena trascorsa, quando molti agricoltori hanno dovuto fare i conti con i danni provocati da queste “cavallette degli anni 2000”.
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