Cerca

La società fantasma nata per evadere il fisco

Ficarolo

96286
Cinque persone a processo con l’accusa di aver creato un’intermediaria fittizia. La società fatturava operazioni inesistenti per avvantaggiare le ditte clienti, 3 milioni di Iva non versata.
La società esisteva, ma solo sulla carta. E il suo unico scopo era quello di far pagare meno tasse alle aziende reali che si avvalevano della sua mediazione fittizia. Aziende che avrebbero evaso una somma di circa 20 milioni di euro di imponibile e di quasi 3 milioni di Iva non versata.



Questa la ricostruzione fornita dalla procura di Rovigo sull’attività di una società con sede legale a Ficarolo e impegnata, secondo quanto riportato come ragione sociale, nel commercio all’ingrosso di minerali metalliferi e ferrosi. Ieri mattina le cinque persone considerate dalla pubblica accusa come gli amministratori di fatto della società sono state rinviate a giudizio dal gip del Tribunale di Rovigo.



Tre i reati tributari che vengono contestati ai cinque imputati. Il primo riguarda l’omessa dichiarazione dell’imponibile fiscale, il secondo reato è l’occultamento di documenti contabili di cui sarebbe obbligatoria la conservazione, mentre la terza accusa è relativa all’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Sulla base degli accertamenti fatti dalla Guardia di Finanza, infatti, la società sarebbe stata creata come intermediaria fittizia tra aziende reali con sede in differenti paesi dell’Unione Europea.



Il compito della società fantasma di Ficarolo sarebbe stato quello di emettere fatture fasulle che permettessero alle aziende che commerciavano tra loro di far risultare una tappa intermedia nella compravendita di prodotti. Un passaggio tutt’altro che innocente, anzi finalizzato a ottenere una detrazione dell’Iva.



Che la società di Ficarolo fosse inesistente, secondo l’accusa, è provato dal fatto che la sede legale e amministrativa dichiarata sui documenti coincide con l’abitazione fatiscente di una famiglia totalmente all’oscuro dei fatti. E dando uno sguardo ai vertici della società, la situazione è la stessa. Il legale rappresentante sarebbe infatti una persona che vive di espedienti, mentre l’amministratore unico risulterebbe nullatenente. Una vicenda complessa, dunque, nata da una costola di un’inchiesta ben più ampia in cui erano coinvolti anche altri paesi europei.



Spetterà al giudice del Tribunale sbrogliare la matassa a partire dalla prossima udienza, fissata per marzo del 2018, anche se sul processo incombe la minaccia della prescrizione visto che i fatti risalgono al 2011.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400