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Cassa ripulita e calci alla commessa, arrivano le condanne

Tribunale

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Condannate anche le due complici della rapina di luglio al centro “Relax Tuina”. La banda aveva rubato 600 euro, oltre a profumi e cosmetici. Arrestati dopo un inseguimento.
Avevano rapinato il centro benessere “Relax Tuina” sferrando una ginocchiata in pieno volto alla dipendente cinese. Ma la giustizia ha presentato il conto a tutti e tre i membri della banda.



Ieri mattina infatti il gup del Tribunale di Rovigo Pietro Mondaini ha condannato anche le due donne considerate complici della rapina: 2 anni e 3 mesi per Graziella Viafora, 47 anni; 2 anni pena sospesa per Lisa Ghelfo, 26 anni, entrambe residenti in provincia di Mantova e rispettivamente la zia e la compagna di Gianluca Scigliano, 26 anni, di Ostiglia che aveva ideato la rapina, rivestendo il ruolo di attore principale. Per lui infatti è arrivata la settimana scorsa una pena ben più pesante, nonostante la scelta del rito abbreviato: 4 anni, 6 mesi e 1.500 euro di multa per rapina e lesioni.



La sera del 30 giugno dell’anno scorso, infatti, il capobanda non si era limitato a immobilizzare la dipendente cinese del centro relax, ma le aveva anche sferrato una ginocchiata in faccia, in modo da garantirsi la fuga insieme alle due complici. I tre erano entrati nel nel locale chiedendo un’ora di “relax”, ma in realtà le loro intenzioni erano ben altre. La trappola era scattata non appena la dipendente cinese li aveva accompagnati in sala d’attesa.



A quel punto Scigliano l’aveva afferrata per un braccio costringendola a terra, permettendo così alle complici di arraffare i 600 euro presenti in cassa, oltre a numerosi cosmetici e profumi. Ma la dipendente non aveva reso la vita facile ai suoi rapinatori, anzi aveva cercato in tutti i modi di liberarsi dalla stretta del ragazzo. Tanto che si era beccata una ginocchiata in faccia. La vittima, però, era riuscita lo stesso a rialzarsi e a prendere il numero di targa dell’auto usata dai rapinatori, bloccati e arrestati a Calto, dopo circa 15 chilometri di inseguimento da parte di una pattuglia dei carabinieri.



Quello che agli occhi della banda di malviventi avrebbe dovuto essere un colpo redditizio si era trasformato in un grosso guaio giudiziario, che ieri si è concluso con la condanna delle due complici.

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