VOCE
Carabinieri
28.09.2022 - 11:24
Si è conclusa in questi giorni, con la notifica agli indagati dell’avviso della conclusione delle indagini preliminari, l’attività svolta dai militari della Stazione Carabinieri Forestale di Rovigo e coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo che ha portato al rinvio a giudizio di quattro soggetti ai quali sono stati contestati i reati di traffico illecito e gestione non autorizzata di rifiuti.
Le indagini, partite da un controllo di un sito produttivo dismesso ubicato in comune di Rovigo dove i militari avevano rilevato un'anomala concentrazione di veicoli usati, pneumatici ed elettrodomestici, hanno poi permesso di individuare due centri di raccolta di materiali usati e di rifiuti destinati ad essere imbarcati all’interno di container su navi cargo dirette verso porti della Nigeria.
All’interno dei container, oltre a vari beni oggetto di regolare spedizione, venivano infatti illegalmente stipate ingenti quantità di rifiuti quali elettrodomestici usati, batterie esauste, estintori scaduti, pneumatici fuori uso, provenienti tutti da una capillare raccolta fatta sul territorio da soggetti non autorizzati che, previo pagamento di pochi euro, consegnavano poi i rifiuti raccolti a chi organizzava le spedizioni verso la Nigeria.
I carabinieri forestali, avvalendosi della collaborazione del personale dell’Agenzia dei Monopoli, hanno intercettato presso la dogana di Alessandria, in due diverse occasioni, altrettanti container in attesa di espletare le operazioni doganali rinvenendo al loro interno ingenti quantitativi di RAEE (rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) non dichiarati, costituiti soprattutto da condizionatori, televisori, compressori asportati dai frigoriferi e piccoli elettrodomestici usati, oltre a batterie esauste ed estintori scaduti.
Dalle conseguenti perquisizioni del magazzino di Rovigo e di un secondo capannone situato in comune di Badia Polesine è emersa la presenza di ingenti quantità di rifiuti che, dopo essere state raccolte e stoccate illecitamente, erano pronte per essere caricate sui container con destinazione il paese africano.
Complessivamente sono stati posti in sequestro circa 30.000 kg di rifiuti di natura perlopiù pericolosa in quanto non adeguatamente bonificati dalle componenti contaminanti e pericolose per la salute umana e l’ambiente, quali i gas ad effetto serra, le soluzioni acide e gli olii.
Quello che potrebbe apparire come un recupero di materiali in paesi in via di sviluppo o un virtuoso riutilizzo di beni talvolta ancora funzionanti, nei fatti si traduce in una esportazione illegale di rifiuti che implica considerevoli danni ambientali in quanto i Paesi destinatari mancano sovente delle infrastrutture tecniche adeguate per il corretto trattamento delle sostanze pericolose.
Alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia sono infatti destinatari di rifiuti (soprattutto rottami elettronici), dichiarati ufficialmente come merce usata, che là vengono disassemblati per recuperarne le sole parti di valore ma che producono al contempo ingenti quantitativi di scarti destinati ad alimentare enormi discariche.
Quanto accertato rientra in un fenomeno conosciuto e già più volte accertato in tutta Italia, tanto da essere stato trattato nella relazione dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati.
E’ utile ricordare che la responsabilità del produttore o del detentore dei rifiuti, sia che si tratti di privati o di attività produttive, è esclusa solo con il conferimento al servizio pubblico di raccolta o con la consegna a soggetti autorizzati alle attività di recupero o di smaltimento. Questo significa che affidare incautamente i propri rifiuti a soggetti che si improvvisano raccoglitori comporta il concorso in una illecita gestione, con conseguenti pesanti sanzioni amministrative o penali.
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