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FESTA della LIBERAZIONE

“Matteotti precursore della Resistenza”

Mutterle: “Intuì non solo la pericolosità del fascismo, ma la sua irreversibilità dalla violenza”

“Matteotti precursore della Resistenza”

I nomi di Giacomo Matteotti, don Giovanni Minzoni, i fratelli Rosselli sono risuonati nel silenzio di piazzetta San Nicola durante la commemorazione del 25 Aprile sotto una leggera pioggerellina. “Questi sono stati i precursori della Resistenza come affermò Piero Calamandrei in un celebre discorso” ha tuonato Maria Lodovica Mutterle direttrice della Casa museo Giacomo Matteotti di Fratta Polesine, chiamata dall’amministrazione comunale a tenere il discorso commemorativo. E la sua è stata una vera e propria lectio magistralis sotto il profilo storico, culturale e morale contestualizzando la Resistenza non solo come opposizione armata al nazifascismo nel periodo 1943/45, ma come reazione civile e politica alla dittatura, alle sue sopraffazioni e all’odio che provocò nell’arco di tutto il Ventennio.

Ecco perché “quegli uomini sono stati i precursori della Resistenza: uomini isolati ed esemplari che nella lunga notte della storia seppero segnare la strada, lanciare il grido, essere una ferma ed incrollabile tappa nel percorso verso il secondo Risorgimento, la Resistenza, una guerra popolare che è stata la guerra di liberazione e ai quali, insieme ai caduti per la libertà, è dedicata la giornata del 25 Aprile”.

E ancora: “Matteotti seppe individuare per primo non solo la pericolosità del fascismo ma la sua irreversibilità dall’essere un movimento violento perché era la sua essenza fondante. Non è casuale che nel discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini si assuma la responsabilità politica, storica e morale del delitto Matteotti e in questo modo piccona quel che resta delle istituzioni liberali e apre un ventennio della dittatura”.

Mutterle ha quindi tracciato un quadro di quel drammatico biennio di sangue che va dal dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. “A livello nazionale – ha ricordato – si registrano almeno 5.500 episodi di barbarie tra eccidi, rappresaglie, esecuzioni sommarie, rastrellamenti per instaurare un regime di terrore contro i civili, difendere la ritirata tedesca e operare vendette nei confronti di un popolo, il nostro, considerato traditore, dopo l’armistizio. I crimini sono avvenuti contro ogni regola internazionale e onore militare, ancor più contro i principi di umanità”.

E ancora: “In Veneto sono stati documentati 704 episodi, 2.318 vittime; in Polesine 28 episodi con circa 150 vittime; nel territorio adriese 7 episodi compiuti dai fascisti tra il 26 maggio 1944 e l’11 novembre 1944 ad Adria, Baricetta, Fasana, località Bindola, Ca’ Garzoni, Bellombra e Bottrighe con rastrellamenti, fucilazioni, rappresaglie”.

Mutterle ha dedicato un pensiero particolare a Cesare Zen, nel 50esimo della morte, presidente del Cnl adriese e primo sindaco dopo la Liberazione: fu insignito dal comandante supremo alleato delle forze del Mediterraneo centrale Alexander del certificato di patriota “per aver combattuto attivamente il nemico militando con coraggio nei ranghi dei patrioti, oltre a diversi encomi e riconoscimenti per il suo coraggio nella Prima guerra mondiale. Fu esempio di antifascista, uomo coerente e coraggioso, un politico a servizio della sua città in momenti difficili”.

Conclude Maria Ludovica Mutterle: “Ai circa 2.000 partigiani polesani e agli altri che lottarono per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo va il nostro ricordo, la nostra riconoscenza ma soprattutto, come ama ripetere il presidente Mattarella, la Repubblica si inchina a chi è morto per la libertà e per difendere principi e valori della Costituzione”.

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