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CRONACA

La patente torna ai controlli manuali

Il riconoscimento facciale non ferma le frodi: il MIT introduce anche i jammer

La patente torna ai controlli manuali

Il riconoscimento facciale introdotto dal ministero dei Trasporti nell’ottobre 2023 per identificare i candidati all’esame teorico della patente non ha funzionato come previsto. A due anni dal lancio del sistema Varco, il dicastero guidato da Matteo Salvini è costretto a fare un passo indietro: il controllo biometrico non basta e torna l’obbligo di verificare i documenti “alla vecchia maniera”.

Lo conferma una circolare della Direzione generale Motorizzazione, che impone agli uffici di chiedere un documento valido anche se il candidato è già stato identificato tramite Face Recognition.

Un ritorno al passato per troppe frodi

Il ministero non ha fornito dati sui casi di scambio di persona, limitandosi a dire che sono certificati dalla polizia. Tuttavia, la circolare è chiara: il sistema è stato aggirato in più occasioni.

Il problema è strutturale. Come spiega il Mit stesso, basta che un medico certificatore accetti una foto non autentica, collegata al volto di un sostituto, per ingannare l’intero sistema. Un rischio prevedibile già prima dell’appalto, che ha portato all’acquisto di 135 kit al costo complessivo di 86.302 euro.

Il ministero ha ora imposto:

  • identificazione manuale aggiuntiva;

  • accesso a doppia autenticazione (Spid/Cie) per i medici certificatori.

Varco, un sistema facile da aggirare

Varco è un tornello con tablet e webcam che confronta:

  • il volto reale del candidato;

  • la fototessera usata per iscriversi all’esame;

  • la prenotazione in quella data e ora.

Il sistema è installato in tutte le aule delle Regioni a Statuto ordinario e in Sardegna. Ma se la foto originaria non è autentica, il riconoscimento facciale non può accorgersene.

Non solo scambi di persona: il problema dei “complici”

Oltre alle frodi sull’identità, il Mit segnala un altro fenomeno: le comunicazioni con l’esterno durante il test, grazie a micro-auricolari o dispositivi nascosti. Un problema sollevato anche dallo stesso Salvini, che nella precedente legge di Bilancio ha ottenuto fondi per contrastare l’uso di ricetrasmittenti nelle aule.

Per questo il ministero ha avviato due gare d’appalto per acquistare disturbatori di frequenze (jammer), con l’obiettivo di neutralizzare ogni collegamento esterno.

Sono stati acquistati:

  • 4 kit pilota da circa 35.000 euro ciascuno, dalla stessa azienda che fornì Varco;

  • 126 kit aggiuntivi da un’altra società, per quasi 780.000 euro totali.

La sperimentazione parte in quattro città

I jammer verranno testati inizialmente a: Napoli, Roma, Venezia e Torino.

Napoli è già operativa con un’aula attrezzata; le altre tre città lo diventeranno entro il 2025. Dal 2026 l’estensione dovrebbe essere nazionale.

Tecnologia sì, ma con verifiche reali

Il caso Varco dimostra come l’introduzione di tecnologie di sorveglianza senza adeguate garanzie, controlli e procedure possa generare costi elevati senza risolvere il problema reale delle frodi.

Alla fine, a garantire l’identità dei candidati resta il metodo più semplice: controllare i documenti, come si è sempre fatto.

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