VOCE
ADRIA
13.11.2019 - 20:18
Buona la prima per Niccolò Paganin che stasera ha esordito su Rai Uno nella trasmissione “L’eredità” di Flavio Insinna.
L’agitazione era tanta e palpabile, così pure il disorientamento per l’ambiente completamente diverso dal suo habitat quotidiano. All’inizio ha un po’ pagato il prezzo dell’emozione, ma via via ha cominciato a prendere confidenza con il gioco arrivando a conquistare il pass per partecipare alla puntata di questa sera.
Il 31enne adriese si è presentato con il biglietto da visita più significativo di Adria: “Provengo dalla città che da dato il nome al mare Adriatico”. Grande soddisfazione a fine gara per essere rimasto in gara.
Paganin, ma qual è stato il momento di maggior difficoltà?
“Il momento in cui ho provato più difficoltà - risponde Niccolò - è stato quando i concorrenti avversari hanno puntato il dito contro di me in diverse occasioni per l’eliminazione dalla manche del gioco, ma in tutte le occasioni ne sono uscito vincitore. Sullo schermo non compare la parola alla quale si deve rispondere quindi bisogna rimanere molto attenti alla domanda perché si rischia di dimenticarla, presi dalla fretta, dall’emozione e dalla confusione”.
Come ti sei trovato alla prima esperienza?
“Diciamo che dopo i primi momenti di imbarazzo più che di difficoltà, ho preso coraggio e sono riuscito a difendermi bene”.
Com’è “L’eredità” vista da dentro?
“Da quest’anno sono cambiate le regole del gioco e chi riesce ad aggiudicarsi la sfida che consente di partecipare al gioco del triello può ritornare come concorrente per la partita successiva. Se nelle precedenti edizioni giocava solo il campione in carica, con questa nuova tipologia i concorrenti hanno la possibilità di ritornare per una nuova sfida ma è pur vero che ci si sfida con i concorrenti più abili che hanno fatto già esperienza nelle puntate precedenti”.
Che cosa hai provato a mettere piede negli studi di Rai Uno?
“La grande emozione di entrare negli studi Rai è stata subito mitigata dal clima di familiarità che si respira all’interno dello studio ex Dear, ora dedicato a Fabrizio Frizzi”.
Sulla "Voce" di giovedì 14 novembre l'articolo completo.
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