VOCE
OPERE PUBBLICHE
20.12.2020 - 17:32
Il Consorzio di Bonifica Delta del Po ha sede a Taglio di Po e progetta ed esegue opere di difesa idraulica, irrigazione e tutela dell’ambiente su un territorio comprendente otto Comuni della provincia di Rovigo ed uno della provincia di Venezia (superficie del comprensorio 62.780 ettari). E proprio per la messa in sicurezza del territorio comunale di Porto Viro, sono iniziati i lavori di sistemazione delle arginature del Collettore padano polesano dalla Conca di Volta Grimana alla Chiavica Emissaria.
Il Collettore padano polesano, realizzato nel periodo compreso tra il 1894 ed il 1904, costituiva lo scolo generale per tutti i terreni del Polesine in destra del Canalbianco dal confine della provincia di Verona al mare e ne convogliava naturalmente le acque alla foce del Po di Levante. A ripercorrere la storia è il direttore del Consorzio Giancarlo Mantovani, che spiega: “Fino agli anni ’60 del ‘900, la bonifica del territorio compreso fra Canalbianco e Po, e quindi anche quella di Porto Viro, si resse sul sistema idraulico costituito dal Collettore padano polesano e dall’idrovora Emissaria, costruita nel 1958 in prossimità della sua sezione terminale. L’impianto funzionava in occasione di alti livelli del Po di Levante e delle mareggiate che ostacolavano i deflussi di piena dello stesso Collettore attraverso la Chiavica Emissaria (ancora visibile lungo la strada per Porto Levante) che costituiva l’originario manufatto di scarico nello stesso Po di Levante.
Le alterne vicende idrauliche subite dal territorio (alluvione 1951, rotta dell’argine destro del Collettore in località Gramignara del 1958) e il nefasto fenomeno della subsidenza indussero le autorità idrauliche del tempo a modificare il regime idraulico del Collettore padano polesano scaricando le acque in Canalbianco attraverso una nuova idrovora in località Cavanella Po. Il tratto di Collettore a Valle della Conca di Volta Grimana rimase pertanto indipendente rispetto al tratto di monte, almeno per ciò che riguardava la bonifica”.
E prosegue: “Il livello idrico nel Collettore padano polesano viene mantenuto a una quota variabile da -1,0 a -2,0 m. sul livello del mare. I terreni adiacenti presentano in gran parte una giacitura inferiore a tale quota, per cui, trattandosi di corso d’acqua pensile, è arginato lungo tutto il corso. In corrispondenza delle vecchie rotte e di terreni caratterizzati dalle giaciture inferiori rispetto al livello idrico del Collettore, sono presenti rilevanti franamenti della scarpata interna del canale, che pregiudicano la sicurezza idraulica del territorio circostante. Per quanto sopradescritto, è necessario garantire la continuità di servizio del Collettore padano polesano quale bacino di invaso a fini irrigui e la sua efficienza ai fini di collettore delle acque meteoriche. Tanto più, se si considera che la risalita di acqua salata dalle foci dei rami del Po rende sempre più spesso impossibile derivare acqua a fini irrigui. Pertanto, diventa oltremodo interessante ed economicamente conveniente riutilizzare l’acqua immessa nel Collettore padano polesano dagli impianti idrovori di scolo ed utilizzarla ai fini irrigui”.
“Le arginature del Collettore padano polesano - ricorda il presidente del Consorzio Adriano Tugnolo - soffrono degli acciacchi del tempo e dei fenomeni di rapida escursione del pelo libero che provocano estesi franamenti e cedimenti degli argini. L’obiettivo principale del progetto è quello di recuperare la risorsa idrica invasabile nel tratto terminale del Collettore per l’irrigazione dei terreni agricoli del Comune di Porto Viro, intervenendo sull’integrità e sulla stabilità dei corpi arginali per poter contenere, in condizioni di sicurezza, i volumi idrici necessari”. “La progettazione delle opere - sono sempre sue parole - è stata redatta dagli uffici tecnici del Consorzio di Bonifica Delta del Po di Taglio di Po e il finanziamento è stato ottenuto dal ministero delle infrastrutture e trasporti e dal ministero per le politiche agricole. È previsto il rinforzo di quasi 5 chilometri di arginatura con la fornitura di circa 60mila metri cubi di terra ed il presidio della sponda con metodi dell’ingegneria naturalistica e ricostruzione del piede della scarpata in pietrame .Tramite questi interventi, sarà possibile sfruttare pienamente il tratto terminale del Collettore padano polesano quale invaso a scopi irrigui e affrontare le situazioni di crisi idrica causate dalla siccità e dalla risalita di acqua salata dal mare, invasando i volumi di acqua piovana che, se non utilizzati, andrebbero sollevati ed espulsi. Oltre a ciò verrà garantita la sicurezza idraulica del territorio contro eventuali cedimenti arginali causati anche dalle numerose tane di animali che minano la stabilità delle arginature”.
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