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ROSOLINA

“Torniamo a fare ciò che amiamo”

Tutta la passione degli esercenti nelle parole di Nicola Brugiolo: “Spero non torni l’arancione”

“Torniamo a fare ciò che amiamo”

“Sono veramente felice che un po’ alla volta si inizi a tornare alla normalità sia economica, sia morale, che tanto ci mancava”: a dirlo è Nicola Brugiolo, titolare di un locale e presidente dell’associazione Amare Rosolina. Brugiolo saluta così la riapertura dei locali, grazie al passaggio del Veneto in zona gialla.

“Io e molti miei colleghi abbiamo capito, in questo periodo estremamente difficile, che la nostra quotidianità è veramente fondamentale per una vita serena – afferma - Da quando siamo diventati zona gialla, con la conseguente apertura di alcune attività, si è iniziato a vedere un notevole afflusso di persone a Rosolina Mare”.

Il contrario di quanto era avvenuto poco prima delle Feste. “In precedenza - prosegue Brugiolo - dal 20 dicembre, essendo in zona arancione, ci eravamo ritrovati per l’ennesima volta isolati dal mondo, con i locali chiusi, se non per l’asporto, e impossibilitati a fare davvero il nostro lavoro, quello che tanto amiamo”.

“E se in altre zone d’Italia il problema erano gli assembramenti, qua la fortuna era se incontravi qualcuno - ricorda Brugiolo, riandando con la memoria a un periodo sicuramente non positivo - La nostra è una piccola comunità che fuori stagione si riduce a circa 80 residenti”.

“Per questo - dice, sottolineando un aspetto che lo ha colpito positivamente - abbiamo imparato ad aiutarci a sopravvivere, dandoci una mano l’un con l’altro: in questa maniera, abbiamo superato anche quei momenti di isolamento”.

Brugiolo sottolinea che questo è l’aspetto che più li ha sorpresi, questo senso di solidarietà e di comunità che, in determinate situazioni, ha fatto davvero la differenza.

“Davvero - conferma - ho notato che in questo periodo tante piccole realtà si sono trovate a collaborare insieme. Ora speriamo che sia stata l’ultima chiusura forzata, una misura che, onestamente, davvero non so quanto possa servire – precisa il presidente - Essendo proprietario di un bar mi sta anche bene, ma non capisco perché chiudere i ristoranti che, a differenza dei bar, possono tenere le persone sedute e distanti tra di loro, rispettando tutte le precauzioni del caso. Possono mangiare in tavoli distanti e divisi per nuclei famigliari. Spesso, andando al supermercato ho visto persone assembrate vicino ai frigo con le mascherine indossate alla meno peggio. Dal punto di vista medico mi sento più sicuro in un ristorante con tutte le cautele del caso che in un supermercato”.

“Comunque - conclude l’esercente - ora speriamo che tutti noi ci rendiamo conto che dopo ogni grande tempesta torna sempre il sereno. Auspichiamo di andare sempre meglio e in sicurezza, perché questa pandemia finisca, anche perché alcune categorie l’hanno pagata molto più cara di altre”.

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