Nei guai padre e figlio: al centro della causa la cancellata che recintava il monumento ai Caduti. I pannelli dismessi sarebbero ricomparsi nel giardino di un’abitazione privata.
A processo per una ringhiera, ma non una cancellata qualsiasi, bensì il pregiato manufatto di metallo che un tempo cingeva il monumento ai caduti di Piazza Matteotti. E se quello della contesa è di tutto rispetto, gli imputati non sono da meno. Si tratta infatti di Alvaro Gregnanin, all’epoca dei fatti geometra del settore manutenzione e magazzini del Comune di Porto Viro, e il figlio Andrea.
L’uno è accusato di peculato, l’altro, invece, di ricettazione e violazione dei sigilli. Le contestazioni avanzate ieri in aula dalla pubblica accusa ruotano attorno alla presunta “appropriazione” della cancellata storica che avrebbe recintato dal 1924 agli anni Novanta il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, salvo poi essere stata rimossa dalla piazza.
Della cancellata si erano perse le tracce fino al 2011, quando sarebbe ricomparsa nella casa di Andrea Gregnanin. Il caso era stato sollevato dall’allora consigliere comunale (e poi diventato sindaco) Thomas Giacon, che aveva sollevato un’interpellanza che aveva condotto a un’indagine e poi alla causa penale in cui il comune di Porto Viro si è costituito parte civile, difeso dall’avvocato Gianfranco Munari del foro di Rovigo.
Secondo la tesi accusatoria Gregnanin padre si sarebbe appropriato della cancellata storica custodita nel magazzino comunale di via Contarini per recintare la proprietà su cui il figlio aveva costruito una casa. Durante gli accertamenti effettuati nel corso dell’indagine, i carabinieri avevano apposto anche i sigilli ai 24 pannelli di cancellata oggetto della causa, che Gregnanin figlio avrebbe rotto nel 2014, motivo per cui nel capo di imputazione gli viene contestato anche il reato di violazione dei sigilli.
Ma secondo la difesa, affidata all’avvocato Paola Malasoma del foro di Rovigo, la cancellata che recinta la proprietà del 33enne non coinciderebbe in alcun modo con il manufatto di pregio che un tempo delimitava l’area del monumento ai caduti. Dei preziosi pannelli, infatti, si sarebbero perse le tracce, mentre quelli che compaiono nelle foto del secondo dopoguerra sarebbero di fattura più recente, visto che la cancellata, nel corso del Novecento è stata sostituita più volte.
E da quanto è emerso dalle deposizioni dei testimoni, fra cui un esperto di opere d’arte, quella di casa Gregnanin sembrerebbe non coincidere con il prezioso reperto di inizio Novecento. Ma sulla ringhiera non è ancora stata detta l’ultima parola: il Collegio di Rovigo continuerà ad ascoltare i testimoni e ad acquisire prove nella prossima udienza, in programma per il 14 dicembre.
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