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L'ANALISI

"Sì, siamo in piena crisi idrica"

Parla Luigi Petrella, sindaco di Castelmassa e funzionario Aipo

"Sì, siamo in piena crisi idrica"

Siccità e agricoltura in sofferenza, si stanno consumando anche le falde. È crisi idrica? Secondo Luigi Petrella, sindaco di Castelmassa e membro dell’assemblea del Consorzio di bonifica Adige Po (ma anche funzionario Aipo), sì. E non eravamo preparati ad affrontarla.

Siccità, come stanno i nostri fiumi?

“Parlando con le associazioni di categoria del mondo agricolo mi dicono che l'Adige è messo un po' meglio del Po, ma la situazione è grave. E non preoccupa il livello in sé, ma il problema che non piove da mesi, e questo significa che si stanno consumando anche le falde. Siamo ai livelli del 2003, che fu un anno caldissimo ma la cosa strana e preoccupante è che il caldo è in anticipo di un mese. E questo comincia a gravare pesantemente sulle produzioni agricole. Servirà intervenire con azioni di riduzione del consumo di acqua non necessaria, come ad esempio lavare l'auto o innaffiare il giardino di casa”.

Quali sono i danni che l'assenza di piogge sta creando al nostro territorio?

“Il problema riguarda soprattutto la produzione agricola non tanto l'acqua potabile. Ci troviamo di fronte ad una annata dove con la guerra in Ucraina abbiamo il problema che non riusciamo a importare grano e mais e in più con la siccità non riusciremo a fare una produzione adeguata di cereali in casa. Forse il problema è che noi non siamo pronti. Io ricordo un convegno di qualche anno fa all'Expo nel padiglione di Israele dove si mostravano una serie di sistemi che permettono loro con poca acqua di irrigare i campi. Ma noi siamo stati sempre ricchi d'acqua e quindi non ci abbiamo pensato prima. Quest'anno l'anticipo di un mese del caldo e della siccità diventa un problema perché non riusciamo a far fronte al bisogno estivo di acqua dei campi”.

Si può parlare di crisi idrica?

“Secondo me sì. Perché manca acqua per le campagne e le falde si esauriscono. Tra i problemi c’è anche il costo dell’irrigazione meccanica, perché con l'aumento dei carburanti, e l’assenza di precipitazioni irrigare i campi diventa un costo difficilmente sostenibile. E un conto è farlo due volte, un conto farlo 5. Purtroppo, ripeto, non siamo preparati: per anni non abbiamo irrigato i campi perché non ce n'era bisogno. E così non ci abbiamo pensato prima. Da noi l'irrigazione é sempre stata di soccorso, non necessaria per produrre. E così non abbiamo pensato a sistemi diversi. E oggi, però, bisogna vedere se conviene”.

In che senso?

“Bisogna capire se è una scelta vincente e questo comporta prima di tutto capire dove stiamo andando. Ci sono diverse scuole di pensiero sui cambiamenti climatici: abbiamo avuto ere calde nella storia che ci insegna che poi basta l'eruzione di un vulcano a cambiare tutto. Perché pretendere di cambiare il sistema aggiungendo solo costi sulle spalle dei produttori non è la soluzione. È semplicistico dire ‘sta cambiando il pianeta’ fermo restando che è indubbio la bontà di andare nella direzione delle forme di energia rinnovabile”.

Servono interventi nel breve e nel lungo periodo? Cosa si può fare e chi lo dovrebbe fare?

“Come tutte le cose anche queste scelte vanno condivise a livello globale. Non bisogna imporre ma bisogna costruire, deve essere il sistema che si muove”.

Quali sono questi interventi?

“Non è così semplice adottare un sistema vincente imponendo ad una categoria di fare in un determinato modo. Prima di tutto preserviamo la risorsa acqua. Per esempio per il Garda esiste un sistema di valutazione fatto grazie ad un protocollo d'intesa fra associazioni agricole, consorzio di bonifica e l'ente che rappresenta i comuni del Garda, che prevede che arrivati a certi livelli d’acqua si fa una programmazione per consumarne il meno possibile. Ma vale solo per il Garda. Dovremmo pensarci anche noi. Comunque oggi non si fa più nulla per questa estate. Aprire i grandi laghi? Secondo me è una goccia nel deserto. Dobbiamo conservare e non sprecare l'acqua e irrigare in modo più economico”.

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