Cerca

La sentenza

Bombe razziste nel Delta: in tre condannati a sei anni a testa

L'accusa aveva chiesto oltre 16 anni ciascuno, ma per gli imputati è caduta l'accusa di tentato omicidio plurimo.

Bombe razziste nel Delta: in tre condannati a sei anni a testa

Lo stabile di Cavanella dove è esploso l'ordigno.

E' caduta l’accusa di tentato omicidio plurimo, ma per l’ordigno artigianale fatto esplodere la sera del 31 marzo 2023 alla base del portone di un condominio di tre piani in via Dogana nella frazione adriese di Cavanella Po il 23enne di Porto Viro Nicolò Siviero, il 21enne di Taglio di Po Thomas Marangon e il 22enne di Loreo Cristian Tuttolomondo, assistiti rispettivamente dagli avvocati Luigi e Marco Migliorini e Federico Bardelle, Marco Petternella e Anna Osti, sono stati condannati a una pena di 6 anni a testa.

Perché, pur avendo deciso di assolvere i tre giovani “perché il fatto non costituisce reato”, dall’accusa più grave, quella secondo la quale l’esplosione rappresentava potenzialmente un tentativo di uccidere, motivo per cui la procura aveva chiesto nella requisitoria una pena di 16 anni e 11 mesi di reclusione a testa, mezzo secolo complessivo, la Corte d’Assise ha invece ritenuto pienamente integrata e sussistente l’accusa di detenzione e porto in luogo pubblico di ordigno, composto da una miscela di tipo pirotecnico a base di perclorato di potassio, polvere nera e alluminio, ed esplosione e scoppio ma anche l’aggravante dell’odio razziale.

I tre sono poi stati condannati al pagamento di una multa di 25mila euro ciascuno oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e da quella legale per la durata della pena, nonché al pagamento di una provvisionale complessiva di 70mila euro, rimettendo al giudice civile per la completa liquidazione, nei confronti delle 12 parti civili che si erano costituite. Nel dettaglio, 15mila euro a favore del Comune di Adria, 10mila euro a testa per due residenti della palazzina e 5mila euro a testa per altri 9 abitanti dell’immobile.

All’epoca nel condominio abitavano famiglie italiane e straniere. L’ordigno provocò una deflagrazione tale da infrangere i vetri della porta d’ingresso al piano terra, l’androne e le porte di tre dei sei appartamenti posti al primo e al secondo piano. Ma nonostante la violenta deflagrazione, non ci furono feriti.

Questo processo è, in realtà, una parte di un’inchiesta più ampia, seguita dai carabinieri e coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo. Una attività investigativa che avrebbe gettato luce, chiaramente dal punto dell’ipotesi accusatoria, sull’esistenza di un gruppo xenofobo e violento, in Bassopolesine, che avrebbe eseguito vere e proprie incursioni contro gli stranieri della zona. Aggressioni, pestaggi, tentativi di speronamento di stranieri in bici sulla strada arginale, ma anche un secondo raid esplosivo, avvenuto nell’estate 2023 al Villaggio Tizè a Rosolina Mare.

Tutto per il momento ancora in ipotesi. L’unico punto fermo, per ora, è questa sentenza di primo grado che, in ogni caso, le difese impugneranno in appello, decise a far cadere anche la ricostruzione secondo la quale si sarebbe trattato di un ordigno mentre per loro si sarebbe trattato di un gioco pirotecnico, pur senza licenza, acquistato sottobanco in un negozio di Chioggia, ma anche la stessa aggravante dell’odio razziale. Ridimensionando dunque ulteriormente la pena per i tre che sono ai domiciliari dall’ottobre del 2023.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400