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TRA LA GENTE

“A Crespino tutti ti salutano”

Jacopo: “Qui vogliono che tutto resti com’era”. Ma c’è anche spinta verso il futuro

“A Crespino tutti ti salutano”

Jacopo: “Qui vogliono che tutto resti com’era”. Ma c’è anche spinta verso il futuro

CRESPINO - A Crespino si vive bene, anzi benissimo. A dirlo non sono slogan o depliant turistici, ma le voci di chi questo paese lo abita davvero, lo conosce e, a volte, lo lascia per poi tornare.

Il quadro che emerge è quello di una comunità rilassata, legata alle tradizioni, ma anche consapevole delle sfide di un tempo che cambia.

“A Crespino si sta bene, l’aria è buona e si conoscono tutti. E’ un paese che ti saluta, sempre” dice in una battuta Tania, una cittadina ucraina arrivata nel 2007, che si dice ben accolta dalla comunità locale. Accogliente, pacifica, qui la dimensione umana resta centrale. Ma sotto questa tranquillità, si percepisce anche una certa malinconia.

“Siamo spopolati, il paese sta morendo” commenta Toni, che fa da eco a una preoccupazione diffusa: “Il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione. I giovani se ne vanno, attratti dalle città più grandi o costretti a cercare altrove le opportunità che qui mancano”. Chi resta, però, non rinuncia a valorizzare le risorse del territorio.

Crespino può vantare tre musei — il Museo delle Acque, il Museo della Canonica e quello dei Bersaglieri — oltre a ville storiche e una piazza tra le più suggestive del Polesine. Un patrimonio importante, ancora poco conosciuto ma che potrebbe diventare motore di rilancio attraverso il turismo.

“Bisognerebbe pubblicizzarlo di più, mettere qualche cartello sulle strade, farlo sapere che qui c’è tanta storia” suggerisce Ruggero.

Anche il vicesindaco, Gianmaria Alberghini, che gestisce il bar centrale del paese, riconosce il potenziale turistico: “Si stanno creando tante attività grazie alle associazioni e alla Pro Loco. Abbiamo visto molti turisti a Pasqua, segno che qualcosa si muove”.

Un movimento che però, secondo alcuni, rischia di restare bloccato dalla mentalità di paese. “Il problema non è il posto, sono le persone: vogliono che tutto resti com’era, ma quello che c’era prima non c’è più” osserva Jacopo, un turista milanese a spasso per Piazza Fetonte con la Moglie Mira, affezionato al borgo di famiglia.

Laura, professionista che, dopo aver abitato a Verona, ha deciso di ritornare a Crespino, lamenta una carenza di servizi e la preoccupazione per la chiusura dell’unica banca .

Non manca infine la nostalgia per una comunità più viva e dinamica. “Una volta c’era più vita”, commentano in molti. Ora, tra il relax e il troppo silenzio, si cerca un equilibrio. Forse è proprio questo il cuore di Crespino: un paese di memoria e storie antiche, che cerca di capire come diventare di nuovo futuro.

Le. Mag.

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