VOCE
L'INTERVISTA
06.09.2025 - 06:48
In Veneto comprare casa resta l’obiettivo principale per una famiglia. È quanto emerge da un’analisi di settore condotta da Tecnocasa e Kiron, e dai dati dell’osservatorio di MutuiOnline.it, secondo cui in Polesine l’età media dei richiedenti un finanziamento è salita a 40 anni, la più alta tra le province venete. Prestiti più lunghi, richieste di finanziamenti più alti del costo delle case: un quadro che riflette la difficoltà delle famiglie, strette tra spese crescenti e risparmi ridotti.
Ne abbiamo parlato con Stefano Borile, candidato alle Regionali con il Partito Democratico. Cinquantacinque anni, ingegnere libero professionista, padre di due figli, Borile è consigliere comunale a Lendinara, con alle spalle sedici anni di attività politica, dieci dei quali come dirigente provinciale del Partito Democratico.
In Veneto il sogno di una famiglia rimane la casa. Cosa rappresenta per lei la famiglia?
“La famiglia è il cuore pulsante della società. È il luogo in cui gli individui si formano, dove si educano i figli, ci si sostiene e si costruisce il futuro. La considero la cellula fondamentale della nostra comunità, una sorta di “start up” che metti in piedi senza sapere come andrà a finire, ma con la certezza che lì si trasmettono valori ed emozioni che diventano patrimonio per tutta la società”.
E qual è, secondo lei, il ruolo della politica su Scuole e Sanità?
“La politica è una cosa seria che deve dare alle famiglie gli strumenti per crescere i figli, garantendo i servizi pubblici gratuiti,come il trasporto scolastico e i libri per tutto il ciclo obbligatorio. La sanità deve rimanere prevalentemente pubblica, per garantire il diritto ai cittadini di curarsi come previsto dall’articolo 32 della nostra costituzione”.
Come legge il dato che in Polesine l’età media per richiedere un mutuo è salita a 40 anni?
“È lo specchio di un cambiamento profondo. Oggi si diventa genitori più tardi e ci si trova a costruire la propria famiglia nello stesso periodo in cui i genitori anziani iniziano ad aver bisogno di assistenza. A differenza di una volta, quando i nonni entravano in casa di riposo con figli ormai sessantenni e famiglie già solide, oggi capita che a 50 anni tu abbia ancora un mutuo, figli piccoli e, allo stesso tempo, un genitore da seguire. È un intreccio che rischia di mettere in seria difficoltà le famiglie”.
Che idea ha sulla questione delle case di riposo?
“Tra il 1996 e il 2006 i miei nonni hanno usufruito della casa albergo di Lendinara e sono riuscito così a toccare con mano i servizi, trattandoli anche nel mio ruolo di consigliere comunale. Mio nonno riusciva a coprire la retta senza pesare sui figli. Oggi non è più così. Le famiglie sono schiacciate da una doppia tenaglia: da un lato la diminuzione delle impegnative sanitarie, dall’altro il costo sempre più alto delle rette, che per un ospite non autosufficiente possono arrivare anche a 3.000 euro al mese. È insostenibile”.
Cosa propone per affrontare questa criticità?
“Serve una riforma strutturale delle “case di riposo”. Non possiamo più rimandare, perché i numeri parlano chiaro: secondo l’Istat, in Italia la popolazione continua a invecchiare e gli over 80, dai 4,5 milioni del 2021, arriveranno a 8 milioni entro il 2050. In Polesine gli anziani over 80 passeranno da 19.559 a 33.837.Le “case di riposo” devono diventare un servizio accessibile a tutti e inserite in un sistema capace di alleggerire davvero il peso sulle famiglie. Non possiamo permettere che il diritto alla dignità nella vecchiaia si trasformi in un privilegio per pochi”.
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