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Al tribunale di Rovigo <br/> c'è chi va e c'è chi viene

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Dopo il caso di Milano, la questione arriva anche a Rovigo. Gli episodi al tribunale milanese hanno portato in primo piano il caso sicurezza anche in città, dove non c'è alcun controllo.
ROVIGO - E’ successo a Milano. Ma potrebbe succedere ovunque. Anche a Rovigo. Dove il tribunale non è dotato di sistemi di sicurezza, nè di controlli per chi entra o esce. Il caso dunque è arrivato anche qui, dopo la strage negli uffici giudiziari di Milano.

Ieri mattina, Claudio Giardiello, 57 anni, immobiliarista accusato di bancarotta, con una pistola ha varcato i metal detector - tutti funzionanti - ed ha esploso 13 colpi, in aula durante il suo processo, uccidendo tre persone, ovvero un avvocato, un giudice e un imputato. Prima di uccidere, Giardiello sarebbe entrato mostrando un falso tesserino da un ingresso laterale del palazzo e dalla porta riservata all’accesso di magistrati, avvocati e cronisti.

E mentre a Milano qualcosa nei controlli semplicemente non ha funzionato, a Rovigo il problema non si pone nemmeno: qui, i controlli non ci sono proprio. “Dopo quello che è successo a Milano, è necessario che si faccia presto qualcosa - ha detto ieri il prefetto Francesco Provolo - per questo dovrò incontrarmi con la presidente del tribunale di Rovigo, Adalgisa Fraccon, e il procuratore capo, Carmelo Ruberto”.

La questione, peraltro, non è nuova. “Ne avevamo già parlato - continua il prefetto - ma non si è ancora fatto nulla. Ora, è necessario agire”. In tribunale, infatti, non c’è alcun sistema che permetta di verificare chi entra e chi esce.
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