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In fuga dalla Tunisia con i propri sogni <br/> Amina, tra sorrisi e ribellione

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La blogger tunisina Amina Sboui ospite a RovigoRacconta, in cui ha parlato della sua fuga dal Nord Africa e i sogni di ribellione.
ROVIGO - La giovane blogger tunisina, salita alle ribalte internazionali due anni fa per il suo simbolico gesto di protesta contro le convezioni islamiche, è arrivata a Rovigo, ospite di RovigoRacconta.

Amina Sboui, che in questi giorni sta girando l’Italia per promuovere la sua biografia Il mio corpo mi appartiene (la stessa scritta con cui si fotografò a seno nudo e che fece il giro del mondo su Facebook, ndr), è stata intervistata nel salone del Grano, ieri pomeriggio, con la traduzione della giornalista italo-iraniana Farian Sabahi Seyed, autrice di un libro sui musulmani d’Occidente e di un reportage per SkyTg24 sul rapporto tra Iran e Israele.

Davanti all’affollato pubblico, Amina ha raccontato com’è arrivata a quel gesto di sfida, mostrando il suo coraggio e una certa incoscienza, dopo aver conosciuto sul web il movimento femminista ucraino Femen, che poi l’ha sostenuta, e da cui ora si è allontanata.

Ha quindi ricordato lo sconcerto e la paura dei genitori, un medico ed un’insegnante, che la segregarono in casa di uno zio, sotto psicofarmaci e con l’intervento perfino di un esorcista - la madre la crede tuttora posseduta dal diavolo - e le conseguenti persecuzioni degli integralisti islamici, che l’arrestarono con le manette ai polsi, costringendola ad indossare il “sefseri” (velo per coprire la testa, ndr), per aver scritto “Femen” su un muro sacro.
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