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Il made in Polesine prende il largo<br/> esportazioni aumentate del 4,3%

L'analisi

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In Polesine le esportazioni crescono del 4.3%, mentre le importazioni calano del 30%.
ROVIGO - Il Polesine scopre il mondo. Buone notizie da oltre frontiera: il marchio “made in Rovigo”, a quanto pare, funziona. Lo dicono i dati dell’Ita, Italiane Trade Agency, riferiti allo scorso anno. Quando la nostra provincia ha fatto affari, al di là dei confini nazionali, per un miliardo e 362 milioni di euro.

Un balzo in avanti notevole rispetto all’anno precedente, quando il valore dell’export di casa nostra si era fermato a quota 1,305 miliardi. In pratica, la nostra provincia in un solo anno ha guadagnato mercato per 57 milioni di euro. E scusate se è poco: in valore percentuale, fa un bel +4,3% in appena 12 mesi. Per carità, non sarà il +8,6% registrato dalla frontaliera Belluno, ma comunque è un ottimo risultato, specialmente se si considera che il sistema Veneto, nel suo complesso, è cresciuto soltanto del 2,7%.

Meglio di Rovigo, oltre a Belluno, ha fatto soltanto Treviso, con un incremento del giro d’affari del 4,6% (da 10,5 a 11 miliardi di euro). Per il resto, Vicenza, leader veneto nel commercio con l’estero, ha aumentato il fatturato oltre frontiera del 4%; Venezia e Verona sono avanzate rispettivamente dell’1,3% e dell’1,2%, mentre la vicina Padova ha fatto registrare un trend negativo, riducendo il proprio mercato mondiale dell’1,9%.

Bene per il Polesine, dunque, anche se la nostra provincia si rivela, in termini assoluti, quella meno aperta al mondo con appena 1,36 miliardi di euro di affari su 54,1 miliardi complessivi a livello regionale.
Inoltre, siamo, assieme a Venezia e Verona, una delle tre province venete che importa più di quello che esporta.
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