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Sacchi di sabbia al posto dei cubi<br/>come "zavorre" per i segnali sul Corso

Rovigo

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Sacchi di sabbia come piedistallo per i segnali di divieto di sosta sul Corso del Popolo.
ROVIGO - A questo punto, ridateci i nostri cubi. Erano un capolavoro d’arte e bellezza a confronto di quello che, da ieri, si è materializzato su Corso del Popolo. Quei cubi “arrugginiti” (in realtà d’acciaio corten. Avete mai visto il guardrail dell’autostrada del Brennero?) saranno stati anche discutibili, dal punto di vista dell’estetica, ma erano sempre meglio dei sacchetti di sabbia che ci siamo ritrovati, da ieri, sul Corso del Popolo, nella via principale della città, quella che dovrebbe essere il nostro salotto, la nostra cartolina e il nostro biglietto da visita.

Sì, perché i cubi, alla fine, una funzione ce l’avevano: impedire, o almeno limitare, che si parcheggiasse sul marciapiede. “Ruspati” via da Massimo Bergamin - legittima scelta amministrativa da parte del sindaco - si è scatenata la bagarre. Senza quei cubi (pagati a suo tempo 50mila euro e finiti ad arrugginire, stavolta per davvero, in fondo a qualche magazzino comunale o nel giardino del Cur) il Corso è diventato una specie di Far West con automobili parcheggiate in ogni posto disponibile. Fino a ieri, quando sono comparsi i cartelli di divieto di sosta con indicazione di rimozione forzata. Chi sbaglia, insomma, paga: multa, rimozione e stallo.

Se non per un “dettaglio”: i cartelli, infatti, sono provvisori. Non conficcati nell’asfalto (che in questo caso sarebbe marmo, e bucarlo sarebbe uno sfregio oltre che una pazzia) ma messi lì, su piedistalli tenuti fermi... da pesi e contrappesi. Nella fattispecie, sacchetti pieni di sabbia, stile alluvione. Per niente ironico, alla vigilia del 14 Novembre, data scolpita a fuoco nella storia del nostro territorio.
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