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Progetto di convivenza sociale <br/> un fallimento, chiuderà a marzo

Alloggi parcheggio

Via Scarlatti San Pio X 3

Gli alloggi di via Scarlatti a San Pio X

Arcisolidarietà gestiva 5 alloggi per un progetto di cohousing, ma le famiglie aiutate non sono "migliorate"
Il viaggio negli alloggi per l’emergenza abitativa ci porta, questa volta, a conoscere un progetto particolare: un “esperimento” di cohousing sociale. Che non è andato molto bene. Circa un anno fa il commissario comunale in carica e Arcisolidarietà partirono con un progetto di convivenza di famiglie accomunate dall’emergenza. L’accordo era più o meno questo: il Comune ci mette gli alloggi parcheggio, cinque nello specifico; Arcisolidarietà gestisce le famiglie e le utenze con un contributo aggiuntivo da parte del Comune.
Un anno dopo: in cinque alloggi sono state ammassate 10 famiglie, per lo più straniere. In cinque appartamenti vivono 44 persone. Una sola famiglia è riuscita ad uscire dall’emergenza e a trovare, con le proprie forze, una sistemazione diversa.

Il disagio sociale è - se fosse possibile - pure peggiorato, perchè queste persone si sono abituate - o meglio rassegnate - a vivere in quelle condizioni. Insomma è vero che bisogna essere grati di avere una copertura sopra la testa, anche un ponte è una copertura sopra la testa ma non è certo una sistemazione che si possa definire dignitosa.

A spiegare il tutto è Donata Tamburin, responsabile di Arcisolidarietà: “Il progetto aveva degli obiettivi chiari: dare un tetto alle famiglie in situazione d’emergenza, ma anche spingerle a camminare con le proprie gambe, stimolarle a trovare sistemazioni alternative nel giro di pochi mesi. Invece le famiglie si sono ‘sedute’. A parte una, sembra si siano rassegnate a vivere in quella condizione. Ma l’emergenza non può durare un intero anno”. Nelle aspettative ogni tre mesi doveva esserci un cambio, permettendo a più famiglie di trovare aiuto e stimolarle a trovare soluzioni più adatte.

“Il bilancio non è positivo - dichiara Tamburin - Le famiglie si sono come ‘sedute’ e sono rimaste in attesa di qualcosa che non è arrivato. Il progetto è in scadenza a marzo e non lo rinnoveremo, abbiamo concordato con il Comune proroghe di qualche mese ma non sarà ripetuto”. Quindi? Quelle famiglie? Risposta: “E’ il Comune che dovrà occuparsene”.

E ci mancherebbe che fosse rinnovato: da verifiche tecniche è emerso che gli alloggi interessati sono eccessivamente sovraffollati, hanno grossissimi problemi di igiene perché più famiglie condividono una cucina e un bagno.

Arcisolidarietà gestisce anche altri progetti di emergenza abitativa, questa volta con successo. Si tratta di un asilo notturno, un appartamento per quattro maschi che, terminato il periodo di asilo notturno non hanno trovato altra sistemazione; e un appartamento per 4 per donne e donne con bambini ovviamente in stato di emergenza abitativa. Normalmente si tratta di soluzioni tampone fino alla fine dell’emergenza, allo spostamento in alloggi parcheggio o Ater o comunque fino all’intervento dei servizi sociali.
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