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Poliziotti che dormivano in servizio <br/> "grottesche" e "assurde" le difese

Corte di Cassazione

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Sono arrivate le motivazioni da Roma che motivano la conferma delle condanne per i 22 agenti
Sono uscite le motivazioni con le quali la corte di Cassazione ha confermato le condanne nei confronti dei 22 poliziotti della Questura di Rovigo che, durante i turni di notte, dormivano in ufficio o nelle macchine di servizio invece di pattugliare il territorio ed eseguire i controlli. Condanne che variano da dieci mesi a due anni e sette mesi di reclusione, tutte sospese e col beneficio della non menzione: si tratta di truffa e falso, per alcuni anche di abbandono del luogo di lavoro. Decisive furono le intercettazioni nelle macchine e negli uffici. Secondo i giudici della Cassazione le linee difensive degli avvocati degli agenti sono "grottesche" e "assurde". Dal fatto che per motivi di privacy le auto di servizio non si potrebbero intercettare senza il permesso dei sindacati di categoria, a quello che capo della Mobile e Questore dovevano essere inquisiti perché, con le indagini in corso, facevano finta di niente. "L'abitacolo di un autoveicolo privato non può essere considerato luogo di privata dimora" ma "è il luogo di lavoro, non solo per chi vi si trova al momento della intercettazione, ma anche per chi, pur non presente in esso, sta coordinando il servizio" si legge nella sentenza. "Sostenere che la intercettazione sul luogo del lavoro debba essere effettuata con il benestare delle associazioni sindacali sarebbe affermazione al limite del grottesco" prosegue. Secondo i giudici è "al limite della provocazione" il fatto che il capo della mobile e il questore andavano inquisiti: "Stavano adempiendo al loro dovere in virtù della delega conferita dal pm".

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