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Parla il killer del barista in golena, lunga confessione autografa alla Voce

Esclusiva

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Undici pagine per raccontare la sua verità sulla morte del barista Antonio Piombo. "Giuro, non volevo sparargli", scrive l'ex maresciallo, che cerca di scagionare la compagna da tutte le accuse e chiede scusa per quanto successo.
Undici pagine, un po’ in stampatello e un po’ in corsivo. E una firma pesante: Salvatore Ciammaichella.
L’ex militare, finito in carcere con la compagna Monia Desole per l’omicidio del barista Antonio Piombo, ha deciso di rompere il silenzio e ha inviato alla Voce una lunga confessione-memoriale.
E’ la sua versione dei fatti, il suo racconto di quella tragica notte in cui Piombo è stato ucciso con due colpi di pistola nella golena del Po, a Canaro. Nello scritto Ciammaichella si assume tutte le responsabilità; scagiona la compagna, e racconta di essersi sentito minacciato da quell’uomo comparso dal nulla mentre stava facendo sesso in auto. Poi gli spari (“Non volevo, i colpi sono partiti accidentalmente”, scrive) e la paura che l’ha portato a commettere - secondo il suo racconto - una serie di errori. A partire dal voler nascondere il corpo e depistare le indagini.
Ciammaichella giura di non avere mai pensato alla fuga e di avere messo nella cassetta dell’elemosina della chiesa i soldi prelevati con il Bancomat di Piombo.
“Non ero un disperato. Non avevo problemi di soldi...”.
La lettera-confessione e i commenti sulla Voce in edicola giovedì 21 luglio
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