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Casa d'appuntamenti cinese nel cuore della città

L'inchiesta

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Giro di prostituzione asiatica: alla sbarra una donna, il capo dell'organizzazione, e due suoi aiutanti. Le ragazze arrivavano dalla Cina sapendo bene cosa avrebbero dovuto fare. Chieste pesanti condanne.
Si scriveva massaggi, ma poi... Poi erano un'altra cosa. Secondo gli uomini della questura, che all'epoca condussero le indagini, quell'appartamento era un bordello nel cuore della città. Nel vero senso della parola. O casa di tolleranza, per usare un linguaggio più consono, in cui lavoravano ragazze fatte arrivare appositamente dalla Cina. Del resto lo ha confermato anche una delle ragazze, sentita alla presenza di un interprete.
E alla fine tre cinesi, due uomini e una donna, sono finiti davanti ai giudici del Collegio di Rovigo per rispondere di sfruttamento della prostituzione.
La donna era la mente dell'organizzazione, il capo. Uno dei due uomini invece era l'esattore, quello che tutte le sere, dopo la chiusura, ritirava l'incasso della giornata di lavoro. La spartizione era definita: metà agli organizzatori e l'altra metà alle ragazze, che poi a loro volta si spartivano la loro parte da... buone amiche. 50% tra i vertici e le ragazze. Tra queste ultime si faceva una equa ripartizione, a prescindere dal numero di prestazioni, in una specie di "cooperativa del sesso".
Per i tre il pm Sabrina Duò ha chiesto la condanna a quattro anni di carcere per la donna e a tre anni per i due uomini.
La sentenza è attesa per il prossimo 7 dicembre.
Servizio sulla Voce in edicola venerdì 25 novembre
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