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Ente di bacino, caccia al voto dei sette sindaci non allineati

Politica

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Lunedì l'elezione. Pigaiani avanti, Raito insegue. Sono 7 i comuni che non si sono schierati. Ma la "fronda dei 34" si è sfaldata: ne sono rimasti solo 26.
Per l’elezione del nuovo presidente del consiglio di bacino dell’acqua è caccia aperta ai sette sindaci non allineati.



Al momento, la lista guidata dal presidente uscente Natale Pigaiani (e formata dal sindaco Pd di Cavarzere Henri Tommasi e dal vicesindaco di Stienta Riccardo Malavasi) è in leggero vantaggio. Le 18 firme in calce alla candidatura (tra cui Rovigo e Adria, ma anche gli ormai ex frondisti Castelguglielmo, San Bellino, Papozze e Villanova del Ghebbo) garantiscono il 44,779% dei voti.



Dall’altra parte, con Leonardo Raito (affiancato da Moreno Gasparini di Loreo e dall’assessore di Bergantino Giuliano Zaghini) si sono schierati appunto i 26 comuni guidati da Occhiobello che rappresentano il 42,57% delle quote. Per vincere (data l’assenza di Porto Viro, commissariata) bisogna arrivare al 47,2% dei voti.


Siamo di fronte ad una novità che è soprattutto politica. Passando dai rifiuti all’acqua il “blocco” dei 34 si è sfaldato. Ed è un dato di fatto. Così come balza agli occhi che questa volta non siamo più di fronte ad una “guerra” di Rovigo contro Occhiobello.



La fusione Polacque-Csv non convince dal punto di vista economico e delle opportunità un numero consistente di sindaci, e questa è dunque l’occasione per portare il tema in primo piano.
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