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Fusione Polacque-Cvs, Polesine ridotto allo zero

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La sede di Polesine Acque in via Benevenuto Tisi da Garofolo a Rovigo

Il peso dei comuni della provincia sarà da prefisso telefonico. Rovigo quinto azionista. E tra tre anni i padovani potranno decidere tutto da soli. Intanto, lascia il presidente di Cvs.
I numeri sono impietosi. Con la fusione fra Cvs e Polacque (ma in realtà si tratterà di una incorporazione della società polesana da parte dei padovani) la provincia di Rovigo scenderà non solo sotto la soglia di controllo, ma anche sotto quella minima della rappresentanza, con le partecipazioni azionarie ridette a quote da prefisso telefonico.



A parte Rovigo, Lendinara, e Badia, infatti, tutti gli altri 48 municipi (tutta la provincia più Cavarzere e Castagnaro) si vedranno assegnare quote inferiori all’1%, e comprese tra lo 0,88% di Ceneselli e lo 0,03% di Loreo. Dieci comuni (tra cui Polesella, di cui è sindaco il neopresidente dell’Ato, Leonardo Raito) avranno meno dello 0,1% di azioni.



Insomma: Rovigo vedrà la propria partecipazione azionaria ridotta al 3,79%. Meno, per fare solo due esempi, di Albignasego e di Ponte San Nicolò (3,88%). E anche i patti parasociali lasciano un po’ il tempo che trovano. Per tre anni al Polesine spetterà il vicepresidente. Poi gli organi sociali saranno eletti in base alle quote. Come dire: fra tre anni lo zero potrebbe diventare il peso reale del Polesine.

E intanto il presidente di Cvs, Giuseppe Mossa, si è dimesso. Ufficialmente per motivo personali. Ma le voci a questo proposito di susseguono.



Il servizio completo, tutti i numeri e i dettagli sulla Voce in edicola giovedì 30 marzo.
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