Lo spettro della corsa ai velox

Lo spettro che aleggia sul Polesine, e non solo, è che si alimenti una nuova corsa ai velox. Per infittire ancor più la foresta di impianti che rilevano, o minacciano di farlo, la velocità delle auto, seminando multe a destra e a manca.


Non bastava, infatti, la proposta di legge, a livello nazionale, per togliere gli avvisi dei velox sulle strade dove sono presenti tali impianti, e l’obbligo della presenza della polizia municipale in caso di funzionamento dei dispositivi velobox. Ora spunta anche un’altra proposta di legge, per svincolare i proventi derivanti dalle multe dall’obbligo di investirne almeno il 50% in sicurezza stradale (sistemazione di strade, guard-rail, segnaletica).


In questo modo i Comuni che incassano le somme derivanti dai flash dei vigili elettronici avrebbero la facoltà di spenderle per altre esigenze, lecite, ovviamente, ma che non hanno necessariamente a che vedere con la sicurezza stradale. Questa nuova facoltà, per molti, suonerebbe come un via libera alla corsa al velox. Molti più sindaci, rispetto a quelli di adesso, sarebbero spinti ad installare velox, e fare multe, per risanare le casse comunali e introitare ossigeno finanziario.


Chi si è mosso per evitare che una simile norma maturi a livello governativo sono le associazioni dei consumatori. In Polesine anche il Pd di Adria ha preparato un ordine del giorno per il consiglio comunale per chiedere al Parlamento italiano di non procedere in questo senso. E in diverse città si sono organizzate raccolte di firme per fermare la norma contenuta nel Decreto legge sulla manovra finanziaria.


L’incubo di tutti, automobilisti e non solo, è che con questa possibilità i Comuni più “spregiudicati” possano decidere di fare cassa spremendo gli automobilisti. Senza più obbligo di fare sicurezza stradale per molte amministrazioni scatterebbe una vera e propria caccia al velox.