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Attacco "libanese" alla movida

La polemica

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Il consigliere comunale: “Non lo sapevo, lo faccio togliere”. Pizzo: “Perché questo accanimento?”.
Si è scusato ed ha fatto rimuovere la scritta offensiva. Ma ancora una volta Alberto Borella, consigliere comunale e commerciante di Rovigo, è finito al centro della polemica. E si torna a parlare di movida sotto attacco. Perché dare del “libanese” a qualcuno equivale ad insultarlo con l’epiteto di mafioso. Non libanese nel senso di abitante del Libano, ovviamente, perché il riferimento è al Libanese, uno dei boss della banda della Magliana, l’organizzazione criminale che terrorizzò e taglieggiò Roma negli anni ‘70 e ‘80.


Nei giorni di sabato e di ieri nel negozio di Borella, sotto i portici di via Cavour, è infatti apparso un cartello che comprendeva diverse scritte con pennarello nero, vergate dai clienti e dai passanti durante le apertura serali. In un angolo anche la frase: “Roma aveva il libanese, Rovigo ha Rubens”. Frase che in molti hanno supposto si riferisse a Rubens Pizzo, organizzatore di eventi, fra cui quello dei giovedì sera in piazza Garibaldi, che nei giorni scorsi era stato criticato proprio da Borella in consiglio comunale. (Lui fa parte del gruppo centrista a sostegno della maggioranza).


In molti hanno letto quindi quelle frasi come un nuovo attacco alla movida di piazza Garibaldi, l’ennesimo episodio di uno scontro che assume anche connotati personali. Una sorta di attacco “libanese”, questa volta nel senso di grande esplosione.


Il caso stava montando, quando ieri nel tardo pomeriggio Borella ha fatto tagliare quella scritta dal pannello esposto nella vetrina del suo negozio. “Mi scuso - ha detto - quella frase non l’ho certo scritta io. Ci mancherebbe che mi mettessi ad infamare qualcuno nel mio negozio. Tra l’altro sono sull’Argentario, ma appena sono stato informato ho detto alla commessa di provvedere ad eliminare quelle parole.


>Rubens Pizzo accetta le scuse di Borella, però aggiunge: “Già una volta ero stato offeso in modo pesante da Borella su un gruppo Facebook e anche l’altra volta aveva chiesto scusa. Speriamo che la cosa non debba ripetersi.


Il servizio completo sulla Voce dell'11 luglio.
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