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Nell'ostello i profughi proprio non ci possono stare

Il caso

Ostello CanalBianco 1
La convenzione con il comune prevedeva la “esclusiva destinazione ad ostello”. E il sindaco di Rovigo chiede i documenti per vederci chiaro sui comportamenti di Aquathlon.
No. Stare a guardare, a questo punto della storia, non si poteva proprio più. E così, il sindaco di Rovigo Massimo Bergamin ha deciso di vederci chiaro. E di andare a fondo nella vicenda dell’ostello Canalbianco di Arquà Polesine, realizzato anche con i soldi del comune capoluogo.



Il primo cittadino, infatti, ha dato mandato agli uffici del settore patrimonio di palazzo Nodari di preparare una relazione sulla struttura e sul suo utilizzo, per capire fin dove arrivano le competenze (e le eventuali responsabilità) del comune di Rovigo e definire di conseguenza fino a dove potrà spingersi con eventuali interventi.



L’impressione è che molto (anzi, moltissimo) giri attorno alla destinazione d’uso dell’ostello, stabilita all’interno della convenzione che la cooperativa Aquathlon, di cui era presidente l’ex assessore Andrea Donzelli, che siede ancora nel consiglio di amministrazione della società, ha sottoscritto assieme al comune di Arquà.



Nel testo, si legge che “il complesso viene concesso in gestione con l’esclusiva destinazione ad ostello per la gioventù, con annessa area sportiva, salvo quanto di seguito prescritto e salvo espressa autorizzazione dell’amministrazione comunale”. E i dubbi aumentano.



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