VOCE
Il caso
27.07.2017 - 09:40
Fiamma Negrini
L’accusa è di ricostituzione del partito fascista e sotto la lente della procura di Mantova sono finiti Fiamma Negrini, nata a Trecenta ed eletta consigliere comunale di Sermide e Felonica lo scorso giugno, il padre Claudio e altri sette esponenti del Movimento dei Fasci Italiani del Lavoro.
Nei giorni scorsi i carabinieri hanno passato al setaccio le abitazioni degli indagati e dalle perquisizioni sono emersi oggetti legati al “culto” del Duce. Lunedì 31 luglio invece padre e figlia verranno interrogati dagli inquirenti. L’indagine è scattata subito dopo la conquista di un seggio del consiglio del piccolo comune di Mantova da parte del Movimento. Ad aggiudicarsi la poltrona è stata Fiamma Negrini, ragioniera di 20 anni nativa di Trecenta ma cresciuta a Mantova. L’11 giugno le urne avevano premiato con il 10,42% una lista che veniva presentata e validata dal 2002, senza tuttavia ottenere risultati concreti. Quest’anno invece la giovane candidata sindaca ha ottenuto l’accesso al consiglio comunale, ma la sua elezione ha sollevato un vespaio di polemiche, in primis a livello istituzionale.
La presidente della camera Laura Boldrini, infatti, ha manifestato forti dubbi sulla legittimità dell’elezione, interpellando il ministro dell’Interno Marco Minniti. Le accuse rivolte ai fondatori e agli esponenti del Movimento dei Fasci Italiani del Lavoro sono di aver ricostituito il disciolto partito fascista, in violazione sia della cosiddetta Legge Scelba, sia della XII disposizione finale della Costituzione italiana. Un’accusa da cui l’avvocato Federico Donegatti di Lendinara, difensore di quattro delle persone indagate fra cui Fiamma e Claudio Negrini, spera di smontare completamente. “Si tratta di un accanimento politico - afferma il legale - di un processo alle idee e sarà mia cura dimostrare che non c’è stata alcuna ricostituzione del partito fascista”.
Il servizio in edicola nella Voce di giovedì 27 luglio
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