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Per strappare il sì alla fusione, saltano fuori altre poltrone

Polacque-Cvs

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La sede di Polesine Acque in via Benevenuto Tisi da Garofolo a Rovigo

Polacque-Cvs, ancora nessun accordo. Non solo. Per convincere qualche riottoso ad accettare che l'acqua passi sotto il controllo padovano, spuntano un paio di poltrone in più.
La fusione non si sblocca.



I sindaci polesani sono ancora incagliati sulla proposta di fusione fra Polesine Acque e Cvs e nonostante un paio di settimane fa fosse stato annunciato che una soluzione sarebbe arrivata (forse) entro la fine di luglio, per ora all’orizzonte si vedono solo proposte non accolte e il più delle volte cestinate.



Ma intanto per il 9 agosto è stata convocata l’assemblea dei sindaci per votare la fusione (ed è la terza riunione con questo ordine del giorno) e il rinnovo del cda di Polacque, in prorogatio dopo l’approvazione del bilancio di una ventina di giorni fa.



E già spuntano i primi problemi, perché c’è chi ritiene come minimo irrituale una simile convocazione, fatta da presidente di Polacque Alessandro Ferlin. In primo luogo perché manca la firma del sindaco della città capoluogo, indispensabile per validare la convocazione e che dovrebbe arrivare al massimo 10 giorni prima dell’assemblea. Tradotto, Massimo Bergamin ha tempo fino a venerdì per firmare. Senza la sua firma, arrivederci. La convocazione non sarebbe valida.


Per non parlare di uno degli oggetti dell’assemblea, che prevede la proposta di cambiare il numero dei componenti del cda (da 5 a 7) della società che dovrà nascere dalla fusione fra Polacque e Cvs. Proprio così, la società ancora non c’è, e già si pensa ad aumentare il numero dei consiglieri di amministrazione. Insomma:la buttano sulle poltrone...


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