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Accusa “libanese”, arriva la querela

La denuncia

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Ennesimo capitolo dello scontro sulla movida. Sul pannello Rubens era stato accostato al boss della banda della Magliana. Borella fece subito cancellare la frase.
La parola “Libanese” costa al consigliere comunale Alberto Borella una querela.

L’ha sporta nella stazione dei carabinieri di Rovigo Rubens Pizzo, l’organizzatore di eventi in città il cui nome, una ventina di giorni fa, era finito in un cartellone esposto nel negozio di Borella in via Cavour.


Sul pannello qualcuno aveva scritto: “Roma aveva il libanese, Rovigo ha Rubens”. Un chiaro riferimento al Libanese, uno dei boss della banda della Magliana, l’organizzazione criminale che negli ani ’70 e ‘80 terrorizzò Roma con rapine, sequestri di persona, estorsioni e spaccio di droga. Parole scritte con un pennarello nero in un angolo del pannello che Borella aveva esposto durante le aperture serali del suo negozio, e sul quale i clienti scrivevano pensieri, ricordi, frasi varie. Il cartello poi fu esposto nella vetrina dove rimase per oltre una giornata. Fino a quando scoppiò la polemica e Borella fece cancellare quella frase.


Lo stesso consigliere comunale ammise pubblicamente che non sapeva chi fosse l’autore di quella frase dal contenuto diffamatorio. Borella disse che evidentemente quelle parole erano sfuggite al controllo, ammettendo che certe cose non si fanno.


Pizzo però si attendeva delle scuse da parte di Borella, dato che quel cartello era stato comunque esposto nel suo negozio e per questo ritenuto responsabile. Scuse che, a sentire il re della movida rodigina, non sono mai arrivate.
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