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Gian Antonio Cibotto ricordato in aula alla Camera

L'intervento di Diego Crivellari

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Gian Antonio Cibotto

Il parlamentare polesano Diego Crivellari chiamato a ricordare in aula il grande scrittore morto un mese fa, autore di alcune delle opere più belle degli scrittori padani.
Un intervento commosso e appassionato. Con cui il parlamentare Diego Crivellari, a nome dell’intero gruppo Pd, ha voluto ricordare alla Camera dei Deputati il grande scrittore Gian Antonio Cibotto, a poco più di un mese dalla sua scomparsa.



“Cibotto - spiega le motivazioni del suo intervento Crivellari - è ormai un patrimonio trasversale, non soltanto della nostra terra. Sono del parere che la sua eredità debba essere valorizzata il più possibile, anche con eventi e iniziative, anche per poter innalzare il livello di identità culturale del territorio polesano, a lui così caro”.

Ecco, dunque, l’intervento integrale di Crivellari nell’aula di Montecitorio.




"E’ morto a Rovigo lo scorso mese di agosto Gian Antonio Cibotto, scrittore, poeta, giornalista, critico letterario. Di formazione cattolica e antifascista, è stato uno spirito libero, soprattutto: un grande, originalissimo cantore del Veneto e, in particolare, della sua terra, il Polesine, il Delta del Po. Una voce limpida, un intellettuale profondo che ha segnato con la propria costante e diversificata presenza la cultura del secondo Novecento.


Nato nel 1925, è stato l’autore di volumi importanti, dalle Cronache dell’alluvione, insuperata narrazione della grande catastrofe del Polesine del 1951, lodata a suo tempo da Eugenio Montale, a “La coda del parroco”, a “Scano Boa” - diventato poi film - e molti altri. Di lui hanno scritto le voci più significative della nostra cultura, da Cecchi a Pancrazi, da Bo a De Benedetti.


Fu per molti anni critico letterario del “Gazzettino”. Riaprì e diresse il Teatro Goldoni a Venezia. Per la sua opera, Cibotto ha ricevuto prestigiosi premi letterari come il Marzotto e il Comisso e ha fondato alcuni tra i principali premi letterari italiani, tra cui il Campiello. Nel dopoguerra è stato il primo a riscoprire e rilanciare l’opera del Ruzante, a recuperare la lingua pavana “dura e aspra”, il teatro veneto, una ricchissima - e spesso non adeguatamente conosciuta - tradizione culturale
Il ministro Dario Franceschini lo ha ricordato con queste parole: “‘Cronache dell’alluvione’ e ‘Scano Boa’ resteranno tra le opere piu’ belle degli scrittori padani. (...)

Ora (Cibotto) starà già risalendo l’argine dal Delta verso Luzzara e a metà strada incontrerà Zavattini. Così, finalmente, lui e Za potranno sedersi in cima alla discesa d’erba che guarda la golena a parlare, con calma, del loro fiume e della loro terra”.


Una donazione di ben 60mila libri è l’ultimo regalo che Gian Antonio Cibotto, prima di andarsene, ha voluto fare a Rovigo e al Polesine, prima di essere sepolto nella vicina città di Lendinara, lasciando la sua biblioteca personale all’Accademia dei Concordi".
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