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Da Sicc a Bellelli, a rischio decine di posti di lavoro

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Il settore metalmeccanico in Polesine continua ad essere in difficoltà

In pochi mesi perse decine di posti occupazionali nel settore metalmeccanico. Crisi Sicc: “I 23 licenziamenti sono il viatico per la chiusura. Dipendenti pronti allo sciopero”.
Quasi 200 posti di lavoro persi o a rischio nel giro di pochissimi mesi nel solo settore metalmeccanico. Fabbriche storiche costrette a chiudere i battenti o a tagliare personale, insomma la ripresa economica in Polesine ancora non si vede. “E si deve chiamare fortunato - fanno sapere i sindacati - chi ancora riesce a sopravvivere”. La crisi economica, quindi continua a proiettare la sua ombra lunga sul panorama produttivo polesano, senza contare che alcune aziende sono in difficoltà anche a causa di scelte imprenditoriali non oculate. “Il tutto - lamentano Fim, Fiom e Uilm - nel silenzio della politica. In Polesine c’è poca sensibilità verso questi temi”.


L’ultima situazione di crisi è quella della Sicc, l’azienda che produce serbatoi di viale Porta po che ha annunciato un piano industriale che prevede 23 licenziamenti e l’esternalizzazione di parte dell’attività. “Il primo passo - rimarcano Mirco Bolognesi (Uilm), Riccardo Bego (Fiom-Cgil) e Nicola Panarella (Fim-Cisl) verso la successiva chiusura della fabbrica. Significherebbe il taglio di 78 posti di lavoro”. Oltre alla Sicc, poi, negli ultimi mesi sono entrate in difficoltà la Bellelli Engineering, passata da oltre 50 dipendenti a una ventina, il gruppo Guerrato, mentre La Rhoss ha chiuso ad Arquà e si è trasferita in provincia di Udine, con 18 lavoratori costretti al trasferimento, mentre altri 5 sono stati licenziati.


Tornando alla Sicc i lavoratori preparano forme di protesta sindacale, cosa che comprende lo stato di agitazione e lo sciopero. “La crisi della fabbrica - spiega Bolognesi - dura da anni. L’azienda si trascina un debito ingente che nel corso del tempo non è stato risanato. Il piano industriale, però, prevede di tagliare personale ed esternalizzare alcune attività. Cosa che non porterà a nuovi mercati, anzi non farà altro che peggiorare la situazione”.


Il servizio sulla Voce del 20 settembre
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