Cerca

Concorrenza sleale alla propria azienda, dipendente condannato

Il caso

94712
Il 50enne lavorava per un'azienda specializzata negli apparecchi acustici. Sulla carta gestiva il punto vendita di Rovigo e Verona, in realtà dirottava prodotti e clienti verso la propria società.
Aveva firmato il contratto con un'importante azienda di protesi uditive, ma in realtà lavorava per un'azienda concorrente, che lui stesso aveva fondato. Tuttavia, il raggiro messo in atto da un 50enne di Crotone ai danni della Bhbl Audium, non è durato a lungo, soltanto un paio di mesi alla fine del 2011.



Della "disinvoltura" con cui gestiva il punto vendita di Rovigo e quello di Verona, si era accorto, infatti, l'amministratore delegato dell'azienda, che aveva notato fatture sospette e ordini anomali.



Dagli accertamenti era emerso che l'audioprotesista aveva fondato, insieme a un medico conosciuto in vacanza a Imperia, una società parallela e concorrente rispetto a quella per cui lavorava, alimentando quindi la concorrenza sleale.



Il 50enne, infatti, aveva dirottato buona parte della clientela polesana verso la sua nuova attività, radicata in Liguria. Non solo: una parte delle apparecchiature vendute ai clienti dalla società fraudolenta Cai, era stata acquistata a nome della Bhbl, che aveva anche pagato, a propria insaputa, un corso di aggiornamento in Svizzera per il socio in affari del dipendente.



Una volta scoperte tutte queste irregolarità, l'amministratore delegato aveva intimato al 50enne di interrompere qualsiasi rapporto con l'azienda: un avvertimento informale a cui era seguita la consegna della raccomandata ufficiale della recessione del contratto. Ma prima che l'amministratore potesse porgergli la lettera, lo spregiudicato dipendente era scappato dalla sede di Verona in cui i due si erano dati appuntamento, raggiungendo il negozio di Rovigo, nel disperato tentativo di cancellare le prove del misfatto.



A questo punto la vicenda assume contorni grotteschi: il 50enne, infatti, aveva fatto cambiare le serrature del negozio di Rovigo, in modo da avere il tempo di far sparire i documenti che attestavano l'attività parallela. Ma, nonostante gli sforzi, non era riuscito a cancellare tutte le tracce e ad evitare che la giustizia facesse il proprio corso.



Per lui, infatti, oggi pomeriggio (22 settembre) è arrivata una condanna a un anno e sei mesi di carcere, pena sospesa per appropriazione indebita aggravata e per esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Il 50enne, inoltre, dovrà pagare una multa di 800 euro, mentre la quota del risarcimento da versare alla Bhbl, rappresentata dall'avvocato Giovanni Maria Chiello del foro di Padova, sarà definito in sede civile.


Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400