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L'esposto: con il Duce le strade erano dritte

La denuncia

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Una 59enne del Trentino presenta una denuncia ai carabinieri in cui fa scrivere: con Mussolini le strade erano dritte.
“Quando c’era il Duce le strade erano dritte”. E non si tratta di una gag di Zelig, o di qualche parodia che ironizza sul Ventennio, bensì dell’esposto contro l’eccessivo numero di curve di una strada polesana. Una segnalazione formulata nella stazione dei carabinieri di Fiesso Umbertiano e poi inviata sui tavoli della prefettura di Rovigo, di Anas, questura, della Provincia di Rovigo e dei Comuni di Canaro e Frassinelle Polesine.


La strada è quella di via Viezze (e via Diaz dall’altra parte), che divide i territori comunali di Canaro e Frassinelle. Una provinciale sicuramente tortuosa, piena di curve, tanto che negli anni ‘80 ci hanno organizzato diverse prove speciale del Rally del pane. Ma arrivare a fare un esposto a Comuni e Provincia sembra davvero eccessivo.


Invece è proprio così, perché una donna della provincia di Trento qualche giorno fa si è trovata a percorrere in auto la strada che collega Raccano di Polesella con Canaro, una corsia d’asfalto che attraversa le campagne e percorre il confine fra i territori comunali di Canaro, Frassinelle e poi Polesella. Sterza a destra, e sterza a sinistra la donna si è sentita davvero ubriacata dalla sequenza di “esse” e curvoni e così scesa dall’auto, e ripresasi dalla sensazione labirinto, si è presentata alla stazione dei carabinieri di Fiesso per un esposto in cui ha segnalato “l’indecente e anacronistico tratto stradale di via Viezze, con curve della morte ancora rispettose della proprietà privata come ai tempi della gleba”.

Parole scritte di pugno dalla 59enne insegnante trentina. La donna poi, forse in trance da iperboli ha aggiunto che “curare è meglio che prevenire. I Romani prima e Mussolini dopo hanno fatto strade dritte. Qui a differenza dell’Alto Adige, dove fra monti e valli riescono a farle ritte non vi sono particolari intralci se non l’analfabetismo locale”. Infine la minaccia: “Se entro tre mesi non si smuove nulla la cosa sarà fatta presente in Consiglio di Stato”.
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